La tecnologia ha creato i mostri e ora cerca di distruggerli. La "guerra" tra artisti e smartphone prosegue ormai da anni e a niente sono serviti gli sforzi degli artisti, le soluzioni tecnologiche e le suppliche rivolte al proprio pubblico, i vari "Sono qui, non sul vostro schermo" e gli inviti a lasciare in tasca lo smartphone per una, al massimo due ore. Ormai non esiste concerto senza una schiera di braccia per aria, con i pugni serrati su dispositivi impegnati a registrare ogni momento dell'esibizione. Poco importa se il risultato finale sarà probabilmente sfocato e inguardabile. È uno degli inevitabili lati negativi della diffusione degli smartphone, che ora proprio le case di produzione dei dispositivi vogliono contrastare.
O, almeno, è quello che Apple potrebbe provare a fare in futuro. Lo rivela un brevetto depositato nel 2011 che descrive una tecnologia in grado di inibire la registrazione di video e lo scatto di fotografie nei luoghi in cui queste azioni sono vietate. In pratica il sistema si avvale di alcuni sensori ad infrarossi posizionati vicino al palco e in grado di bloccare la registrazione di video e foto da parte degli smartphone, che mostrerebbero un messaggio d'errore all'interno dell'app per la fotocamera. La stessa tecnologia, ovviamente, può essere utilizzata in tutti i luoghi in cui è vietato utilizzare device di registrazione, come i cinema.
L'impatto più grande, però, sarebbe proprio quello nell'ambito musicale, perché renderebbe impossibile registrare filmati o scattare fotografie durante un concerto. Costringendo gli spettatori a rimettere lo smartphone in tasca. In questo caso il problema è costituito dal copyright e le licenze, spesso infrante dalle registrazioni o addirittura dai video in diretta streaming su Periscope o Facebook Live, contenuti che peraltro negli ultimi anni hanno raggiunto qualità altissime sia in termini di video che di audio. Non tutti, però, sono d'accordo con questa visione pessimistica del settore.
"Il piacere di ascoltare la musica resta un valore assoluto che non deve essere guidato dal commercio e dietro queste misure io credo ci sia anche la volontà di favorire la commercializzazione di video e foto ufficiali con l’artista" ha commentato Vincenzo Spera, presidente di Assomusica. "Non va dimenticato che chi va ad un concerto lo fa per vivere un’esperienza indimenticabile, che solo un video o un selfie ai suoi occhi può certificare". Come si può dire ad un ragazzo, continua Spera, che non può scattarsi una foto sotto il palco dopo aver fatto un viaggio di 300 chilometri? "Gli aspetti commerciali non devono sopraffare quelli emotivi, che sono importanti allo stesso modo" conclude.