In un seminterrato di una scuola del Cairo, due dozzine di donne in questo momento stanno analizzando le espressioni facciali con dei laptop, in modo da far riconoscere automaticamente la rabbia, la tristezza e la frustrazione.
All'Università di Cambridge, un'inquietante e realistica testa robotica di nome Charles, si trova in un simulatore di guida, solcando le sue sopracciglia, guardando con uno sguardo interessato o confuso.
Ed in una manciata di scuole medie negli Stati Uniti, i computer stanno monitorando i volti degli studenti, nel tentativo di tenere traccia di quando stanno perdendo interesse o di quando sono entusiasti delle lezioni.
Sono solo tre esempi di un approccio tecnologico emergete, chiamato Affective Computing, il cui scopo è quello di riuscire a dare ad un calcolatore elettronico la capacità di riconoscere le emozioni degli utenti o di imitarle. Si tratta di una tecnica ad oggi non molto raffinata, che viene attualmente utilizzata dalle aziende che vogliono capire l'atteggiamento dei consumatori verso i loro prodotti pubblicitari. Un nuovo mercato dell'interpretazione digitale, che probabilmente decollerà in tempi brevissimi e che sicuramente arriverà anche nei dispositivi mobili ed indossabili come i Google Glass (con effetti devastanti per la privacy delle persone) e che presto potrebbe subire un'importante svolta, grazie all'introduzione sul mercato di alcuni dispositivi digitali il cui scopo è proprio quello di decifrare gli stati d'animo delle persone.
Entro il 2013, i primi dispositivi con questa tecnologia saranno acquistabili, grazie ad Affectiva, una startup tecnologica con sede nel Massachusetts, la cui fondatrice nel 2011 era a Tahrir Square a sostenere il movimento della primavera araba contro Mubarak: "mi sono appassionata alle tecnologie dell’interpretazione delle espressioni" – racconta Rana el-Kallouby, la giovane ricercatrice del Mit – "anche perché ero colpita da come il rais fosse convinto di godere dell’appoggio massiccio della popolazione, nonostante immagini di manifestazioni oceaniche che dicevano tutt’altro".
Rana è convinta che questo algoritmo possa sostituire anche i sondaggi d'opinione, ma in realtà le sue potenzialità vanno ben oltre la politica e l'advertising: questa tipologia di tecnologia potrebbe far fare passi da gigante allo studio di patologie come l'autismo, rendendo più semplice l'interpretazione degli stati d'animo di chi non riesce ad esprimersi con le parole, oppure potrebbero aiutare a fornire più compagnia ed incoraggiamento a chi lavora nelle case di cura per gli anziani. Senza una comprensione delle emozioni, sostengono alcuni ricercatori, i computer non potranno mai raggiungere il loro pieno potenziale per sostenere le persone.