Da un network che fa dell'innovazione la sua più grande caratteristica davvero non ce lo aspettavamo. E pure è successo, in Italia. Carlotta Trevisan, ventottenne italiana madre di una bimba di sei anni, è stata bannata da Facebook per aver pubblicato un'immagine che ritraeva un bacio tra due donne, in occasione del giorno contro l'omofobia.
"Era un bacio casto, puro" – spiega Carlotta a La Stampa – "Poi, io in un bacio tra due persone, di qualunque sesso siano, ci vedo solo il loro amore, null’altro. E non mi dà fastidio". E pure, a quanto pare, nel 2014 l'argomento continua a essere delicato e non accettato dai più, che facendosi "scudo" di mouse e tastiera, hanno espresso la propria disapprovazione, commentando l'immagine in questione e segnalandola ai moderatori del social network.
Dopo i primi commenti positivi e solidali arrivano infatti le prime polemiche. "Che schifo" – le scrivono – "Togli quella roba, devo tutelare i miei figli minorenni". Passano pochi istanti e la foto viene eliminata da un moderatore della piattaforma.
Ma Carlotta non demorde e ne pubblica un'altra, nella quale sono immortalate altre due ragazze che si baciano e che sulle guance hanno l'arcobaleno della pace. Le cose non vanno meglio, anzi. Passano poche ore e Carlotta riceve un messaggio da parte di Facebook in cui le si annuncia che "la foto è stata segnalata perché violerebbe gli standard della comunità sui temi di nudo e pornografia" e le viene chiesto di rimuoverla. Ma lei non ci sta: "E' una foto tra le tante che si possono reperire su Google" – pensa la Trevisan – "E poi cosa c’è di male? Possibile che un’immagine così leda le sensibilità?". E pure, dopo qualche ora, viene bannata. Il suo profilo scompare dal social network, accompagnato da una mail ufficiale di Facebook nella quale viene spiegato, tramite un messaggio standard, che è stato preso questo provvedimento perchè il suo profilo "non rispetta gli standard della comunità".
Sovente la risposta della ragazza, che parte al contrattacco e invita a tutte le sue amiche di pubblicare l'immagine, raccontando quello che le è accaduto. "Che ci bannino tutte", scrivono con solidarietà le sue amiche.
Non è la prima volta che il social network si pone in questo modo rispetto al nudo e ai contenuti omosessuali. Lo scorso marzo 2013 il museo Jeu de Paume di Parigi, in occasione di un'esposizione della fotografa Laure Albin Guillot, pubblicò una fotografia del 1940 che ritraeva una donna a seno scoperto. Pubblicazione che costò la sospensione temporanea, per ventiquattro ore, della pagina ufficiale del museo.
“Dietro a tutto questo c’è un fondamentalismo obsoleto, una sorta di radicalismo religioso the non approva il nudo, soprattutto quello femminile” – affermò Marta Gili, direttore del Jeu de Paume – “perchè non è di certo una coincidenza che sia sempre il corpo femminile a causare questo genere di problemi”.
Contattato dal MailOnline, un portavoce del social network ha risposto dichiarando che si è trattato di un errore: "Nel tentativo di elaborare rapidamente ed efficientemente i report che riceviamo, il team operativo di Facebook riceve molte segnalazioni a settimana e, come ci si potrebbe aspettare, di tanto in tanto commette un errore e blocca per sbaglio un contenuto. Possiamo capire che le persone possano sentirsi frustrate, soprattutto quando accadono errori come in questo caso".