Calabrò si dimette, AgCom allo sbando?
Si è conclusa per l'AgCom l'era Calabrò e per l'ex Presidente il bilancio è decisamente amaro. Nel suo discorso di fine mandato ha ricordato il buon lavoro svolto dall'Authority in questi anni senza mancare di polemizzare soprattutto per la mancata approvazione del tanto discusso regolamento sul diritto d'autore. É proprio il documento sul copyright ad attirare su Calabrò e sul suo operato la maggior parte delle critiche, provenienti da entrambi gli “schieramenti”. La rete ha fin da subito criticato il documento proposto dall'AgCom, sia per il suo carattere restrittivo e totalmente orientato alla difesa delle major cinematografiche e musicali, sia per i super poteri che di cui l'Authority stessa si era investita e ritenuti da molti ben al di là delle sue competenze. Sull'argomento lo stesso Calabrò ha dichiarato:
Internet ha un’insostituibile funzione informativa; nessuno più di noi ne è consapevole. Ma nessun diritto è senza limiti. Il diritto alla libertà di navigazione marittima non ha comportato il diritto alla pirateria. L’intesa era però che il Governo avrebbe adottato una norma di interpretazione autentica che rendesse leggibili per tutti le norme primarie che inquadrano la nostra competenza. È vero che una tale norma non è indispensabile, ma sarebbe certamente utile in una materia, qual è quella in questione, nella quale, per la sua sensibilità, è auspicabile la massima chiarezza. Finché il Governo non adotterà questa norma, noi – almeno in questa Consiliatura – non ci sentiremo tenuti alla deliberazione del regolamento, pur così equilibrato, che abbiamo predisposto e messo a punto con ampia consultazione.
A questo va aggiunto che tale regolamento sarebbe stato approvato con il mandato ormai prossimo alla scadenza, cosa che avrebbe di fatto scaricato sui successori tutte le responsabilità del caso. È proprio sui successori di Calabrò che si concentrano ora le speranze del mondo della rete, che in un certo modo plaude la fine di un mandato così aspramente criticato. Molto simile ma per motivi opposti la posizione dell'industria musicale, riassunta dalle parole di Enzo Mazza, Presidente FIMi, che parla senza mezze misure di una “profonda delusione” per l'operato dell'AgCom e per la mancata approvazione del regolamento sul diritto d'autore.
Il Presidente Calabrò oggi ha di fatto sancito la resa dell’Autorità, consegnando virtualmente la maglia dell’Agcom agli ultras della pirateria. Bene ha fatto l’amministrazione Obama ha mantenere l’Italia nella lista nera dei Paesi con scarsa tutela dei diritti di proprietà intellettuale a causa della mancata adozione del regolamento Agcom, ampiamente promesso anche dal Presidente dell’Autorità in più occasioni. Situazione resa ancora più paradossale dal fatto che la Spagna é invece uscita dalla lista nera con l’adozione di una nuova norma antipirateria
Della stessa opinione è Confindustria Cultura Italia che parla di “inerzia” dell'Authority rispetto al problema della dilagante pirateria online. Al tal proposito, il Presidente Marco Polillo ha dichiarato:
L’incomprensibile dietrofront del Presidente Calabrò rispetto agli impegni pubblici da lui stesso presi in Senato e poi alla Camera dei Deputati lascia sgomenti. Non avremmo mai creduto che un “uomo delle istituzioni” si lasciasse influenzare da cattivi consiglieri e dagli estremisti della rete che pretendono un web anarchico dove è possibile calpestare ogni forma di diritto.
La questione più spinosa ora sono naturalmente le nuove nomine. Già in passato la rete ma anche il mondo politico hanno espresso perplessità sul fatto che i vertici di un'autorità così importante siano scelti su nomina politica e non sulla base di competenze specifiche, un altro dei motivi di lontananza dell'AgCom dal mondo della rete. Sullo stesso dubbio ora si è espresso persino l'Onu, nella persona di Frank La Rue, relatore speciale per la libertà di manifestazione del pensiero, che in una lettera al Governo ha sollecitato il coinvolgimento anche degli internauti nella scelta dei nuovi nomi i cui curricula dovranno essere resi pubblici in un'ottica di totale trasparenza.