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Copyright, il Governo vuole una AgCom con più poteri dell’autorità giudiziaria

Secondo le anticipazioni di Repubblica la bozza dell’esecutivo sull’Autorità conferisce a questa il diritto di imporre la chiusura dei siti che ospitano i contenuti illegali e persino intervenire per via amministrativa nei confronti degli utenti che effettuano download. La legge sul diritto d’autore di riferimento però, rimane quella del 1941.
A cura di Angelo Marra
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Un passo avanti e due passi indietro. Sembra questo l'atteggiamento del Governo Monti verso il mondo di internet e di coloro che lo popolano. Mentre da una lato la “partnership” tra i ministri Profumo e Passera sembra, almeno sulla carta, produrre i primi risultati per quello che riguarda l'evoluzione dell'Agenda Digitale, almeno per puntare ai livelli dei nostri partner europei, dall'altro per quello che riguarda la questione copyright e libertà di espressione l'esecutivo sembra tornato al medioevo. Secondo il quotidiano La Repubblica, la bozza del governo che dovrebbe delineare limiti e poteri dell'Autorità Garante per le Comunicazioni conferisce a questa il potere di offuscare i siti che contengono materiale illegale e di intervenire per via amministrativa nei confronti di coloro che lo hanno scaricato.

L'AgCom diventerà infattil'autorità amministrativa avente funzioni di vigilanza di cui agli articoli 14, 15, 16 e 17 del decreto legislativo 9 aprile 2003, n. 70”. L'articolo 16, per capirci , sancisce la non responsabilità nell'attività di memorizzazione di informazioni da parte dei servizi di hosting se questi non sono a conoscenza dell'attività illecita sui propri server e se si impegnano all'immediata rimozione sotto indicazione dell'autorità competente (l'AgCom appunto). Se questo potenziamento anomale dell'autorità di fronte a quello della magistratura può sembrare preoccupante, il bello deve ancora venire. Secondo quanto prevede la bozza infatti “sono abrogati i commi 5 e 6 dell'articolo 1 del decreto legge 22 marzo 2004, n. 72, convertito con modificazioni dalla legge 21 maggio 2004, n. 128”.

Ecco cosa prevedono attualmente:

5) Su richiesta del Dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'interno ovvero dell'autorità giudiziaria, per le violazioni di cui ai commi 2-bis e 2-ter dell'articolo 174-ter della legge 22 aprile 1941, n. 633, e successive modificazioni, fatto salvo quanto previsto agli articoli 14, 15, 16 e 17 del decreto legislativo 9 aprile 2003, n. 70, i fornitori di connettività e di servizi pongono in essere tutte le misure dirette ad impedire l'accesso ai siti o a rimuovere i contenuti segnalati.

6)I fornitori di connettività e di servizi che abbiano avuto effettiva conoscenza della presenza di contenuti idonei a realizzare le fattispecie di cui all'articolo 171-ter, comma 2, lettera a-bis), e all'articolo 174-ter, commi 2-bis e 2-ter, della legge 22 aprile 1941, n. 633, e successive modificazioni, provvedono ad informarne il Dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'interno ovvero l'autorità giudiziaria, fatto salvo quanto previsto dagli articoli 14, 15, 16 e 17 del decreto legislativo 9 aprile 2003, n. 70.

Con l'abrogazione dei due commi in poche parole all'AgCom vengono conferiti i poteri che prima erano in mano all'autorità giudiziaria, un'anomalia che sfida le norme basilari del diritto di uno stato democratico (in Parlamento ha trovato l'opposizione persino dell'On. Gabriella Carlucci), una mostruosità vista soltanto nella Francia di Sarkozy “il censore” con la famigerata Hadopi. Certo, qualcuno potrà obiettare sul fatto che, AgCom o magistratura, l'importante è che si persegua il reato di violazione del diritto d'autore. Al di là dello stravolgimento della legge, il problema è che l'autorità è a nomina politica, con 8 membri nominato dal Parlamento e il presidente dal Governo. Nessun tecnico, nessun esperto, nessun giurista, la gestione di una materia così delicata verrà messa in mano al solito giro di poltrone, in puro stile italiano.

Il documento del Governo intanto conferisce una serie di poteri che l'AgCom da sempre rivendica, pur essendo questa la prima volta in cui certe competenze vengono messe nero su bianco (e si tratta pur sempre di una bozza, tra l'altro). Quando lo scorso anno l'autorità rese nota la “brutta copia” della normativa sul diritto d'autore, arrogandosi il diritto di staccare la spina ai siti senza l'intervento della magistratura, le polemiche furono talmente feroci da costringere Calabrò ad un passo indietro, cancellando questo passaggio nella seconda stesura. Ora dove non è arrivato lo strapotere dell'AgCom ci ha pensato il Governo Monti, affidandole ufficialmente questo potere di intervento (laddove la bozza dovesse essere confermata). In tutto questo, come tristemente si evince dalla bozza, la legge di riferimento in materia di diritto d'autore, nell'epoca di internet, dei social network, del web 2.0, continua ad essere quella del 22 aprile 1941.

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