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Chi è Lee Jae-yong, l’erede di Samsung accusato di corruzione e frode

Lee Jae-yong, vicepresidente di Samsung e figlio della famiglia più ricca del paese, era ad un passo dall’ottenere definitivamente la guida della più grande azienda sudcoreana; invece ora sta attendendo il suo processo all’interno di un carcere di Seul guardando la televisione e mangiando pasti da 1,25 dollari.
A cura di Marco Paretti
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Oggi hanno avuto inizio le udienze per quello che promette di essere il più grande processo della storia dell'industria tecnologica. Lee Jae-yong, vicepresidente di Samsung e figlio della famiglia più ricca del paese, era ad un passo dall'ottenere definitivamente la guida della più grande azienda sudcoreana e una delle più rilevanti a livello globale; invece ora sta attendendo il suo processo all'interno di un carcere di Seul guardando la televisione e mangiando pasti da 1,25 dollari. Lo scandalo che ha travolto Lee, la sua azienda e la Corea del Sud ha portato all'accusa di aver versato quasi 40 milioni di dollari ad alcune realtà gestite da Choi Soon-sil, controversa amicizia del capo dello stato Park Geun-hye e associata di un gruppo sciamanico. Ecco chi è Lee Jae-yong e perché questo processo è uno dei più importanti del settore.

Chi è Lee Jae-yong?

Meglio conosciuto in occidente come Jay Y. Lee, il vicepresidente di Samsung è il figlio di Lee Kun-hee ed è di fatto alla guida dell'azienda. Questo perché, nonostante il ruolo ufficiale sia in mano al padre, quest'ultimo si trova in gravi condizioni di salute dal 2014, quando è stato colpito da infarto. 48enne, Lee ha studiato ad Harvard  e ha iniziato a lavorare nell'azienda di famiglia nel 1991, per poi arrivare a ricoprire il ruolo di Chief Operating Officer nel 2009 e di vicepresidente nel 2012. Figura abbastanza riservata, Lee ha però intrattenuto rapporti con alcuni grandi magnati americani, come Steve Jobs, Mark Zuckerberg e Larry Page. Il suo voler rimanere in disparte non stupisce, d'altronde la guida dell'azienda è ancora nelle mani del padre: secondo la tradizionale pietà filiale cinese, un figlio non può prendere le redini dell'azienda guidata dal padre fino a che questo non è morto. È stato lo stesso con Lee Byung-chul, fondatore di Samsung e nonno di Lee Jae-yong.

Chi sta gestendo l'azienda ora che Lee è in prigione?

Se Lee è attualmente detenuto e il padre non può gestire l'azienda, chi lo sta facendo al suo posto? Rispondere è complesso, perché di fatto le mansioni in mano a Lee non sono mai state rese ufficiali: farlo vorrebbe dire esporlo prima del suo ingresso ufficiale come guida dell'azienda e, in caso di problematiche come quelle del Note 7, questo potrebbe portare ad una perdita di fiducia che metterebbe a rischio la sua successione. Attualmente Samsung Electronics ha il suo CEO, Kwon Oh-hyun, con il quale collaborano gli altri due co-CEO JK Shin e BK Yoon. Sono queste tre figure che attualmente stanno guidando Samsung, mentre il lavoro del "Chaebol", il conglomerato di divisioni del gruppo che spazia tra assicurazioni, costruzioni, pubblicità e molti altri business, continuerà senza troppi problemi anche senza Lee alla guida. La realtà più grande e importante del gruppo è, appunto, Samsung Electronics.

Di cosa è accusato Lee Jae-yong?

Il manager è stato arrestato poche settimane fa con l'accusa di corruzione per aver versato circa 38 milioni di dollari a realtà collegate alla Choi, la "sciamana" che insieme alla Park Geun-hye avrebbe spinto il National Pension Service ad approvare la fusione tra Samsung C&T e Cheil Industries, manovra che avrebbe favorito la famiglia a capo dell'azienda e cementificato le possibilità di successione di Lee. La Park è stata destituita dalla Corte istituzionale in seguito alla conferma dell'impeachment votato dal Parlamento. Anche Samsung è coinvolta perché accusata di aver coperto questi pagamenti riportandoli come finanziamenti di un team equestre, che in realtà era costituito solo dalla figlia della Choi, Chung Yoo-ra, e il suo coach. In totale, quasi 26 milioni di dollari sono stati sottratti ai fondi di Samsung.

Cosa succederà ora?

Difficile dirlo. Le accuse contro Lee sembrano reggere e lo stesso manager ha ammesso di aver compiuto alcune delle azioni contestate, pur negando la maggior parte delle accuse. "Ammetto che l'accordo è stato fatto in una maniera inappropriata e rimpiango di non averlo analizzato più approfonditamente" ha spiegato Lee durante l'udienza, riferendosi al pagamento verso l'inesistente team equestre. Anche nel caso in cui Lee fosse condannato, però, non è detto che la sua successione alla guida dell'azienda venga completamente compromessa. Lo stesso Lee Kun-hee era stato condannato per evasione fiscale e corruzione, salvo poi ricevere due grazie presidenziali. Come lui anche diversi presidenti delle Chaebol sudcoreane hanno ricevuto la grazia. Con questi precedenti, non è difficile immaginare che l'attuale situazione in cui si è trovato invischiato Lee sia solo un piccolo dosso sul suo percorso. La stessa importanza di Samsung è un elemento a suo favore: il gruppo produce circa un quinto del PIL dell'intero paese e la stessa accusa ha ammesso di aver considerato il potenziale impatto economico prima di decidere se arrestare o meno Lee. Ma nel clima che ha colpito la Corea del Sud nel corso dell'ultimo anno e che ha portato alla destituzione della Park, anche il Presidente di Samsung potrebbe avere buoni motivi per preoccuparsi.

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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