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Conference on cyberspace: l’1 e 2 novembre Londra indaga le due facce dell’etere

Vantaggi socio-economici, sicurezza e affidabilità dell’accesso, cyber-crimine e sicurezza internazionale: questi gli argomenti oggetto della due giorni di conferenze fortemente voluta dal ministro degli esteri britannico, William Hague.
A cura di Anna Coluccino
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conferenza cyberspazio londra

Ultimamente, e nonostante i grandi proclami, le democrazie occidentali sembrano notevolmente più preoccupate dei rischi del Web che delle possibilità che esso può offrire sia a livello economico che a livello sociale. Infatti, nonostante si senta parlare sempre più spesso dei giganteschi benefici che Internet può apportare offrire, la verità è che (come sempre accade) i pericoli oscurano di gran lunga le opportunità e i governi finiscono per legiferare più in materia di protezione dalla rete che in tema di innovazione digitale.

L'Italia è un caso esemplare di questo genere d'approccio. Guardando al nostro paese occorre purtroppo ammettere che la mancanza di investimento in innovazione è sì dovuta a una certa miopia politica, ma anche e soprattutto all'incapacità di mettere da parte gli interessi dei privati e delle grandi realtà aziendali e nell'uso personalistico e impenitente degli strumenti legislativi.

Neppure la Gran Bretagna, ultimamente, aveva brillato per progressismo, specie dopo aver paventato una possibile chiusura dei social network in seguito ai violenti scontri di quest'estate. A quelli minacce, però, non hanno fatto seguito provvedimenti reali e -per ora- la situazione sembra essere rientrata.

Ciononostante, la visione del quadro d'insieme (in cui occorre far rientrare anche il celebre eG8 voluto da Sarkozy accompagnato da slogan che recitavano l'intenzione di "civilizzare il web") impone una riflessione. E non è possibile salutare, acriticamente, qualunque evento si proponga di analizzare rischi e opportunità della rete con atteggiamenti entusiasticamente scodinzolanti. 

È, ad esempio, il caso della conferenza sul cyberspazio che il prossimo 1 e 2 novembre si terrà a Londra presso il Queen Elizabeth II Conference Centre. Un evento da seguire e da tenere sotto osservazione, senza pregiudizi (che siano essi positivi o negativi) e senza vuoti elogi alle potenziali ricchezze del Web che troppo spesso si sostituiscono ai fatti e alla reale spinta innovatrice.

Se per ogni volta che un politico di una qualunque democrazia occidentale ha esaltato il ruolo del web si fosse agito di conseguenza (con una qualche legge, provvedimento, investimento…) a quest'ora il mondo intero sarebbe connesso e le nostre economie si reggerebbero prevalentemente grazie al mercato digitale. E invece in materia di Internet tutti i governi, chi più chi meno, tendono al proclama più che all'azione.

La conferenza di Londra  nello specifico apre il suo manifesto con l'ormai classico (trito e ritrito) elogio del Web:

Nello spazio di poco più di un decennio il cyberspazio ha rivoluzionato il modo in cui molti di noi vivono e lavorano. Si è passati da 16 milioni di utenti Internet nel 1995 ai quasi 2 miliardi attuali, dei quali, più della metà, si collocano nei paesi in via di sviluppo.
Il rapido sviluppo di un mondo globale in rete offre enormi opportunità sociali ed economiche.

Tutto verissimo. Sacrosanto. Così come è innegabile la sostanziale verità di quanto espresso sulla crescita del cyber-crimine:

Anche i criminali stanno sfruttando la crescita del cyberspazio. Lo usano per estorcere denaro, rubare identità, idee e progetti, frodare dipartimenti governativi e imprese, così come per sfruttare le persone più vulnerabili della nostra società, in particolare i bambini. Il costo annuale della criminalità informatica per l'economia globale è stimato intorno a un trilione di sterline.

Insieme all'industria e la società civile, i governi devono guardare comprendere come combattere la piaga della criminalità informatica in modo più efficace. Ci auguriamo che la Conferenza porterà a rafforzare la collaborazione non solo tra il governo e le forze dell'ordine, ma anche tra queste agenzie e le vittime della criminalità informatica.

Ma andando a spulciare tra le descrizioni delle tematiche oggetto della conferenza salta immediatamente agli occhi come il lato oscuro del web (quello legato al cyber crimine, alla sicurezza internazionale, all'affidabilità dell'accesso…) sia letto al negativo, e senza mezzi termini; il lato luminoso -invece- viene sempre "sporcato" da preoccupazioni riguardanti la legalità, l'indisciplina che regna sovrana nel web, i "furti" di proprietà intellettuale e così via.

Insomma: appare innegabile  (nonostante la diffusa attitudine alle introduzioni altisonanti, apologetiche, tutte complimenti) che il web stimoli più paure che entusiasmi nei governanti. A dimostrazione di quanto affermato, vi invito a spulciare l'interno del sito riguardante la conferenza di Londra, stilando una lista dei pro e contro elencati.

Volendo ragionare per paradossi, sono quasi certa che nella pur irrealistica ipotesi che si fosse costretti a scegliere tra una rete libera e priva di regole e la chiusura del web, la maggior parte dei governanti opterebbe per la chiusura.

Questo non significa non guardare con il giusto interesse a tutti gli eventi che si propongono si amplificare la discussione riguardo alla rete, ma non posso evitare di notare come -ultimamente- questi eventi si concentrino sempre più sulle necessità di repressione che sulle opportunità di progresso, anche se annunciano il contrario.

A supporto di quanto affermato, vi lascio con un piccolo esempio. Nel paragrafo relativo alla crescita e lo sviluppo economico realizzabile grazie ad Internet si individuano come prioritari i seguenti step:

  • Trovare il giusto equilibrio tra protezione della proprietà intellettuale e accesso, innovazione e creazione di nuovi mercati;

(E già qui trovo concettualmente sintomatico che si parli di "equilibrio" e che  il problema  della "difesa della proprietà intellettuale" -da solo- arrivi a bilanciare tre enormi questioni come l'accesso, l'innovazione e la creazione di nuovi mercati).

  • Come regolamenti governativi e di autoregolamentazione del settore devono lavorare insieme;

(Si parla ancora di regole, e non solo da imporre dall'alto ma da auto-imporsi. Eppure sulla questione "sicurezza" e "cyber crimine" esistono due sezioni apposite, ma anche quella riguardante la crescita e lo sviluppo economico viene monopolizzata da argomentazioni riguardanti la necessità di regolamentare).

  • L'importanza della trasparenza e la prevedibilità dei regimi normativi e fiscali, e la loro capacità di adattarsi al rapido cambiamento delle tecnologie.

"Regimi normativi e fiscali devono adattarsi al rapido evolvere delle tecnologie…" altre regole, nuove preoccupazioni. E questi sarebbero -secondo gli intenti della conferenza sul cyber spazio- gli step necessari a favorire la crescita.

Andiamo bene.

[Per seguire la conferenza via Twitter e intervenire in merito alle diverse tematiche trattate è possibile collegarsi all'account @LondonCyber o seguire l'hashtag #LondonCyber]

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