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Così Apple intercetta le email sospettate di contenere pedopornografia

Per combattere la diffusione online di materiale pedopornografico la casa di Cupertino ha adottato un sistema di pattugliamento in condivisione con altre aziende, che riconosce all’istante le immagini illecite in transito dai suoi server dover effettivamente leggere i contenuti delle comunicazioni; eventuali controlli approfonditi scattano solo successivamente.
A cura di Lorenzo Longhitano
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apple trasparenza 2019

Negli ultimi anni sono diventati noti gli scontri tra Apple e le forze dell'ordine statunitensi sul tema della privacy, con le autorità desiderose di mettere le mani su potenziali prove schiaccianti nei confronti di sospettati o fuggitivi e la casa di Cupertino intenta a difendere il principio del diritto alla riservatezza di chi utilizza i suoi prodotti. Nonostante gli attriti però ci sono ambiti in cui l'azienda e gli organi di polizia USA riscono a collaborare: è quanto ha rivelato un documento ottenuto da Forbes che descrive come Apple possa intercettare e leggere le email di utenti potenzialmente coinvolti nella diffusione di materiale pedopornografico. La testata ha messo recentemente le mani su un mandato di perquisizione emesso nello stato di Washington nel quale si evince che le prove a giustificazione del provvedimento siano state fornite alle forze di polizia proprio da Apple, e ottenute tramite un processo che coniuga scansioni automatiche e manuali.

Tutte le immagini di pornografia minorile che transitano su social, siti web e piattaforme di messaggistica vengono istantaneamente marchiate dai sistemi di protezione o dai moderatori che le riconoscono come tali; ne viene cioè memorizzata l'impronta virtuale, o hash, che viene poi stoccata in una grande banca dati messa in condivisione con numerose aziende del panorama tecnologico. Apple ha accesso a questa banca dati e la utilizza per scansionare in automatico e servizi online in cerca di queste immagini senza la necessità di scandagliare a fondo il resto dei contenuti che passano dai suoi server: è sufficiente infatti impostare dei filtri digitali che facciano in automatico questo lavoro, comparando i dati che passano al loro interno con i codici hash già noti e dando un allarme solo in presenza di corrispondenze.

In questo modo il gruppo può mantenere alto il livello di guardia relativo agli episodi di abusi sui minori pur preservando la riservatezza dei pacchetti di dati che passano dai suoi server. È quel che è successo nel caso riportato da Forbes, nel quale un utente ha utilizzato un prodotto Apple per inviare tramite email diversi messaggi contenenti fotografie illegali, che hanno fatto scattare l'allarme automatico insito nei server dell'azienda; a quel punto — ha riportato Forbes — i server del gruppo hanno bloccato l'invio delle email in questione ed è intervenuto un revisore in carne e ossa per un controllo manuale sul loro contenuto. Una volta confermata la presenza di materiale illecito, l'azienda ha fornito alle forze dell'ordine le coordinate dell'account iCloud legato al dispositivo utilizzato per la diffusione delle foto.

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