Lo scorso venerdì circa 60.000 persone hanno invaso lo stadio Maracanã di Rio per assistere alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi 2016 che in questi giorni si stanno svolgendo nella città brasiliana. Sopra le loro teste, durante l'esibizione, tre droni hanno registrato video e scattato fotografie, provocando il panico nei team di sicurezza dello stadio e delle personalità accorse ad assistere all'evento. Uno scenario che le autorità brasiliane avevano sperato di evitare con mesi di preparazione ed equipaggiamento dedicato, ma che ha dimostrato ancora una volta quanto sia difficile escludere i droni da uno spazio aperto.
Nel corso degli ultimi mesi la sicurezza brasiliana ha messo a punto diverse contromisure specificatamente pensate per impedire l'accesso allo stadio ai droni, ma molte di queste si sono rivelate inefficaci una volta messe in atto. L'organizzazione ha collaborato con alcuni produttori di droni, come DJI, per far sì che il software dei velivoli venisse aggiornato con le coordinate di determinate zone olimpiche su cui vige una no-fly zone. Non tutti, però, hanno cooperato, quindi la milizia brasiliana ha dovuto acquistare dei dispositivi in grado di bloccare il segnale di controllo dei droni in volo.
Una scelta importante, perché per consentire ai militari di operare questi device le autorità che gestiscono le telecomunicazioni hanno dovuto affidargli nuovi permessi legali sulle frequenze civili, elemento che secondo molti osservatori potrebbe costituire terreno fertile per consentire ai militari di creare blackout nelle comunicazioni una volta terminati i giochi. Nel caso dell'inaugurazione i droni hanno lasciato lo spazio aereo in totale autonomia, ma nel caso non l'avessero fatto le autorità avrebbero fatto ricorso a questo sistema di interferenze pensato per contrastare il volo dei droni non autorizzati.
Secondo un recente rapporto di Vice, infatti, la milizia brasiliana avrebbe acquistato otto DroneBlocker, dispositivi prodotti dalla IACT in grado di interrompere il segnale di controllo inviato al drone attraverso una serie di onde radio. Una volta interdetto l'operatore, il drone generalmente torna a terra, dove può essere recuperato in sicurezza. Per poter utilizzare questo "jammer", i militari hanno dovuto ottenere nuovi poteri legali, fattore che ha sollevato numerose critiche. Il primo febbraio l'agenzia nazionale per le telecomunicazioni brasiliana ha autorizzato ufficialmente le forze armate a disturbare i segnali radio durante i giochi olimpici. L'autorizzazione, però, non fa nessun riferimento specifico ai droni, elemento che ha portato molti analisti a suggerire la possibilità che le autorità possano utilizzare il sistema per zittire le poteste contro le Olimpiadi.
"Bloccare i segnali, anche durante un'emergenza, non consente alle persone di accedere ai servizi di emergenza" ha spiegato Deji Olukotun di Access Now. "Crea confusione e rappresenta una censura che spesso precede le violazioni dei diritti umani". Il disturbo del segnale resta il metodo più efficace per bloccare le operazioni di un drone, ma proprio le implicazioni per le comunicazioni degli utenti nelle vicinanze hanno portato ad una limitazione del suo utilizzo. Negli Stati Uniti, per esempio, i jammer possono essere utilizzati solo dalle agenzie federali. In Brasile, visti i permessi concessi ai militari, gli attivisti hanno paura che questa tecnologia venga utilizzata in futuro per bloccare proteste e comunicazioni. "Una volta che questa tecnologia è in mano ai militari" ha spiegato Olukotun. "Non abbiamo idea dei limiti entro i quali potrà essere applicata".