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Da Google stop alle app per la vendita di marijuana: bandite dal Play Store

I nuovi termini di utilizzo del negozio digitale Play Store preinstallato sugli smartphone con Android vieta agli sviluppatori di proporre app che permettono agli utenti di ordinare direttamente marijuana attraverso funzioni di acquisto integrate direttamente nel software. La soluzione per non incorrere nelle violazioni però non è complessa da mettere in pratica.
A cura di Lorenzo Longhitano
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È un giro di vite inaspettato quello compiuto da Google in queste ore nei confronti del commercio legale di marijuana: secondo quanto riportato inizialmente dal sito Android Police, la casa di Mountain View ha aggiornato infatti termini di utilizzo del suo Play Store con nuove regole che vietano agli sviluppatori di proporre tre tipologie di app finora accettate: quelle che permettono agli utenti di ordinare marijuana attraverso una funzione di acquisto implementata direttamente nel software; le app che aiutano negozi e utenti a organizzare consegna e ritiro di tale merce, e in generale app che facilitano la vendita di prodotti a base di THC.

La novità è stata notata in anticipo da Android Police ma successivamente confermata da Google. Le regole — che non riguardano gli utenti ma sono dirette agli sviluppatori che intendono promuovere la propria app all'interno del negozio digitale — hanno già sortito i primi effetti su due piattaforme piuttosto popolari negli Stati Uniti come Weedmaps ed Eaze. Il destino di questo genere di app è stato delineato da Google nella nota nella quale ha confermato la modifica ai termini di utilizzo del Play Store: "le app che violano le nuove regole" ha dichiarato la casa di Mountain View "devono semplicemente spostare la funzionalità di acquisto e spedizione altrove", ad esempio su un sito web da aprire con il browser.

Le app che forniscono la possibilità di acquistare o farsi consegnare marijuana non rischiano dunque di sparire per sempre dal Play Store; app simili disponibili sull'App Store di iPhone e iPad del resto sono già state ristrutturate in maniera simile proprio per rispettare i termini di utilizzo del negozio Apple. Il cambiamento però (che andrà effettuato entro 30 giorni dall'entrata in vigore del nuovo regolamento) renderà i servizi in questione decisamente meno facili da utilizzare rispetto ad ora.

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