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DDL Butti, ennesimo attacco alla libertà di stampa

Nuova proposta di legge da parte del Popolo delle Libertà per strangolare l’informazione online. Una mossa tesa a favorire la solita editoria cartacea già abbondantemente prezzolata dallo Stato.
A cura di Angelo Marra
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Al peggio non c'è mai fine. Per chi come noi segue da tempo l'evoluzione della rete nel mondo e nel nostro paese è assai mortificante dover sottolineare ogni volta l'arretratezza dell'Italia, la totale inadeguatezza della sua classe politica e il gap profondo che ci separa dalle altre nazioni moderne. Con la dovuta cautela abbiamo accolto le proposte del Governo Monti, il primo ad iniziare un vero e proprio processo di modernizzazione del nostro Paese, senza mancare di sottolinearne puntualmente errori, contraddizioni o lentezze burocratiche. Ci è sembrato però un primo passo, un traguardo dopo l'immobilismo degli ultimi vent'anni, e ci ha fatto sperare di poter colmare quel digital divide che ci rende il fanalino di coda dell'intera Europa.

Il cammino verso la speranza, però, è pieno di insidie, soprattutto da parte di quella classe politica che ha mal governato l'Italia negli ultimi anni e che ancora pretende di inquinare il processo di modernizzazione della nostra società. Mentre il Governo e l'Europa discutono di Agenda Digitale, il senatore del Popolo della Libertà (sic!) Alessio Butti presenta l'ennesima proposta di legge liberticida ed anacronistica:

Al di fuori dei casi di cui al comma 1, l’utilizzo o la riproduzione, in qualsiasi forma e con qualsiasi mezzo, di articoli di attualità pubblicati nelle riviste o nei giornali, allo scopo di trarne profitto, sono autorizzati esclusivamente sulla base di accordi stipulati tra i soggetti che intendano utilizzare i suddetti articoli, ovvero tra le proprie associazioni di rappresentanza, e le associazioni maggiormente rappresentative degli editori delle opere da cui gli articoli medesimi sono tratti. Con i medesimi accordi sono stabilite la misura e le modalità di riscossione da parte dell’editore del compenso dovuto

Una mossa per tutelare il diritto d'autore per i giornali? Tutt'altro. Leggendo attentamente il testo appare chiara la distinzione tra “utilizzo” e “riproduzione”; se il secondo caso è già tutelato in ambito legale secondo precise norme, il termine “utilizzo” si apre ad una vastità di interpretazioni che fanno presagire uno scenario funesto per la libertà di informazione in rete. Secondo la proposta di legge di Butti infatti, qualsiasi testata non potrà più riportare una notizia pubblicata da un altro giornale, a meno di accordi economici tra i due editori. Non si tratta di copiare o di riprodurre, quanto di “utilizzare” un articolo di attualità, una follia vera e propria nonché un attentato alle basi dell'informazione in rete, da sempre luogo di approfondimento ed ampliamento di tematiche quotidiane.

Ma c'è di più, l'accezione “utilizzo” comprende anche i motori di ricerca, che guadagnano proprio tramite il servizio di indicizzazione delle pagine, “utilizzando” quindi gli articoli. In poche parole se l'assurdo disegno voluto dal Senatore Butti si dovesse trasformare in realtà l'informazione sparirebbe dai motori di ricerca e i giornali che pubblicano le notizie potrebbero essere i soli a poterne parlare. Chi ci guadagna in tutto questo? Gli editori naturalmente, a cui toccherebbe il compito di decidere quali notizie diffondere e a quale prezzo. Dopo gli ingiustificati finanziamenti di cui godono molte testate cartacee (mentre la realtà del web continua ad essere pedissequamente ignorata) il Parlamento si appresta a decidere sull'ennesimo regalo nei confronti della lobby dell'editoria, sempre più in crisi a causa della pesante inadeguatezza a seguire le esigenze del mercato moderno.

Nella totale convinzione che in un paese democratico non ci sia spazio per leggi come quella proposta da Butti, il PDL ci ha per l'ennesima volta risposto alla domanda su chi sia il colpevole della pesante arretratezza di cui soffre il nostro paese.

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