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Delibere Agcom su Youtube, web radio e web tv: l’opinione di un esperto

Intervista a Valentino Spataro sulle delibere 606 e 607 dell’Agcom in materia di web tv e web radio che tanto scandalo hanno suscitato negli ultimi giorni.
A cura di Anna Coluccino
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web tv

Dopo lo scandalo suscitato dalle delibere Agicom presso alcuni grandi e piccoli magazine specializzati statunitensi, e in seguito ad alcune osservazioni, giunte da più parti, che invitavano alla calma e allo stop agli allarmismi, abbiamo deciso di interpellare l'esperto di diritto web Valentino Spataro, esperto di diritto in rete e fondatore del portale Civile.it, per avere un quadro più chiaro della situazione e per comprendere meglio le implicazioni giuridiche di queste delibere. Mentre, infatti, il giurista Guido Scorza, interpellato da Repubblica, dà una lettura dei provvedimenti Agcom decisamente preoccupata e preoccupante (lettura avallata da uno dei membri del consiglio dell'Autorità Garante per le Comunicazioni, Stefano Mannoni), altri giuristi non sono dello stesso avviso e invocano a gran voce un momento di riflessione a sangue freddo.

Ed ecco il risultato della nostra riflessione a sangue freddo e dell'amabile e informale chiacchierata che abbiamo avuto con Valentino Spataro.

Redazione: Innanzitutto, partiamo dalla questione che viene sollevata da più parti a proposito del fatto che non bisognerebbe preoccuparsi delle conseguenze delle delibere Agcom su Youtube, in quanto, avendo la compagnia sede in Irlanda, essa sarebbe soggetta alle leggi irlandesi. L'Agcom, infatti, ribadisce il principio del country of origin. E' davvero così?

Spataro: La questione della legge applicabile non è pacifica. La regola e' quella della sede, ma in tema di sedi distaccate bisogna vederne le reali competenze, funzioni, etc etc. Che Google abbia anche una sede in Italia è indubbio. Cosa faccia e quanto sia responsabile lo stanno decidendo varie corti italiane a varie finalità: civile per i diritti Mediaset, penale per il caso Vividown e fiscale per ipotizzata evasione dell'Iva. Da non dimenticare che c'e' anche una indagine in corso dell'Agcm per la pubblicita' e del Garante della Privacy per street view. Insomma: è un test, e nonostante questo c'e' ancora qualcuno che dice che le leggi italiane non si applicano al web, il mondo dell'anarchia.

Redazione: In che modo queste nuove disposizioni condizionano i processi che vedono protagonisti Mediaset e Youtube?

Spataro: Di solito, ormai bisogna iniziare così, i comportamenti sono sanzionati secondo le leggi vigenti all'epoca dei comportamenti, salvo alcune eccezioni. Io non vedo un condizionamenti dei giudici, quanto una facile giustificazione di eventuali condanne da parte dei media: "Visto ? Hanno fatto bene a condannarli, anche la nuova legge lo dice." Cosa che è tutta da verificare.

Redazione: Per quanto riguarda l'obbligo di rettifica entro 48 ore e il rispetto della fascia protetta per i bambini, cosa succederà? Youtube sarà obbligata a rispettare tale canoni o, in questo caso, il principio del country of origin la mette al riparo dal rispetto di questi punti della normativa?

Spataro: Se io fossi la Rai, mi dovrei strutturare per rispettare le 48 ore (sono riusciti ad introdurre le 48 ore con regolamento visto che con legge non ce la facevano). Il problema e' che se io scelgo di mettere un video in una pagina, io che scelgo sono responsabile della mia scelta come dice la direttiva e-commerce. Non c'e' nulla di nuovo.
Il problema e' individuare la soglia dei 100.000 che, come scrive Quintarelli, è irrisoria. Ci vedete la stessa struttura tra chi fa 100.000 euro e una tv italiana ?

Redazione: In che modo e in quali punti questa normativa contrasta apertamente con le direttive europee in materia?

Spataro: Non ho anticipato le tesi prima e non lo farò adesso per non permettere al legislatore di trovare le contromisure per zittire il web. Questo è un comportamento che tanti altri giuristi dovrebbero cominciare a considerare utile e opportuno. Per il resto basta guardare la direttiva europea e i rapporti annuali che vengono stesi in sede europea per armonizzare la nozione di televisione online in concorrenza con quella tradizionale. Il problema non è se Youtube sia una televisione, ma se alcuni canali gestiti su Youtube, da privati o da Google, siano televisioni o meno. In Europa se ne discute. Noi abbiamo deciso facendo diventare tutti televisioni, con gli stessi obblighi dei grandi.

Redazione: Secondo te queste delibere sono un passo avanti o un passo indietro in materia di diritto della comunicazione in Italia?

Spataro: La mia opinione non e' affatto importante.  Io cito la storia: avevamo il videotel, e hanno interpretato che era necessario un direttore responsabile. E in Francia il minitel crebbe e noi abbiamo avuto dieci anni di ritardo
Avevamo Fidonet, e un caso giudiziario l'ha distrutta togliendo di mezzo una telematica diffusa, piccola e concorrenziale. Abbiamo Internet, e ho perso il conto dei tentativi di mettere nuove regole che tradiscono lo spirito dichiarato. Sinceramente me ne infischio se si va a avanti o indietro. L'unica certezza è che chi vede una opportunitàin Italia mette i lacci ai giovani che cercano di sfruttarla. Tutto il resto e' retorica e questo significa solo che persone come me, che ancora vogliono fare, devono guardare progetti piùconcreti e meno lungimiranti.

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