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Dick Costolo: da fondatore di FeedBurner a CEO di Twitter

Profilo professionale di Dick Costolo, Ceo di Twitter ed estratti dell’intervista resa alla giornalista tecnologica del Wall Street Journal Kara Swisher nel corso del CES 2011.
A cura di Anna Coluccino
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dick costolo

La decisione di Evan Williams di lasciare la posizione di CEO di Twitter in favore di Dick Costolo aveva inizialmente generato qualche perplessità negli addetti ai lavori. Ma Costolo, che era già stato un ottimo COO per il sito di microbloggig, ha saputo far mettere da parte ogni dubbio, guadagnandosi sia l'interesse del mercato che la stima dei colleghi. Del resto il 47enne Costolo non è certo un novellino del mestiere: nato a Detroit nel 1963, si laurea presso la University of Michigan per poi specializzarsi in informatica presso la Berkley, famosa università di San Francisco, California. Nei primi anni della sua carriera Costolo lavoracome consulente tecnologico e (udite! udite!) come cabarettista, ma abbandona presto le scene per inseguire un sogno imprenditoriale: fondare una compagnia tecnologica insieme agli amici di sempre, Eric Lunt, Steve Olechowski e Matt Shobe.

In seguito a tre tentativi che non risultano particolarmente degni di nota, nel 2004 arriva il grande colpo: Costolo & Company inventano Feedburner. La compagnia nasce allo scopo di fare ordine nel marasma incontrollato di news che domina la rete, offrendo feed RSS personalizzati e vari strumenti utili per l'organizzazione e la gestione dei blog, podcast e qualsiasi altro spazio web basato sulla pubblicazione di contenuti. Dopo tre anni di vita,  nel 2007, Google si accorge delle potenzialità della compagnia e l'acquista per una cifra che, stando ai rumors più accreditati, si aggira intorno ai 100 milioni di dollari.

Nello stesso anno, Dick Costolo comincia la sua esperienza lavorativa nell'azienda di Mountain View in qualità di Group Product Manager, esperienza che, però, dura soltanto fino alla metà del 2009, anno in cui Costolo decide di migrare verso il sito di microblogging dopo che, nel luglio del 2007, ci aveva già investito 5 milioni di dollari. Evidentemente, Costolo aveva avvertito fin da subito il fascinoso richiamo di Twitter, come se presagisse un futuro all'interno dell'azienda, ma chissà se immaginava di diventarne persino il CEO.

Nel corso della sua recente partecipazione all'International CES 2011, Dick Costolo, intervistato dalla giornalista tecnologica del Wall Street Journal Kara Swisher, ha parlato delle principali sfide che attendono Twitter, del suo rapporto con i tre fondatori e dei punti di forza del social network. Al centro della discussione c'è stata, come al solito, la questione della monetizzazione delle inserzioni pubblicitarie, obiettivo a lungo termine che comincia a dare i primi risultati. Costolo si è poi dedicato all'analisi di quanto il mezzo televisivo e Twitter siano inestricabilmente connessi, facendo notare come molte star del piccolo schermo statunitense (che è spesso molto più "grande" di quello cinematografico) si dedichino al tweetting anche durante le riprese dei loro show. Tutto questo non solo accresce il rapporto di fidelizzazione che esiste tra le celebrità e i loro fan, ma anche quello che esiste tra gli utenti e il social network cinguettante. Probabilmente però, (ma questo lo diciamo noi) è proprio in questo rapporto difficilmente esportabile che risiede la ragione delle difficoltà incontrate da Twitter nel replicare all'estero il successo ottenuto in patria.

Ma ecco i passaggi più significativa dell'intervista al CEO di Twitter. Alla domanda della Swisher su quale sia la "visione" del sito di microblogging, Costolo risponde: "Noi vogliamo connettere istantaneamente le persone a ciò che è più importante per loro. Il che, come puoi vedere, è un ottimo presupposto. Noi non siamo solo un social network che connette le persone. Si tratta di connetterle per una ragione".

Il riferimento al collega Facebook è evidente, ma veniamo alle questioni economiche: "Qual è il tuo business plan?" chiede la Swisher, "Continuare a far soldi" risponde Costolo, "Il nostro modello business si basa sulla pubblicità. Perciò stiamo vendendo pubblicità, lasciamo che le persone promuovano i loro account, etc. E non abbiamo davvero bisogno di fare altro". Costolo, inoltre, incalzato dalla giornalista, conviene sul fatto che questo piano finanziario sia del tutto sufficiente a fare di Twitter una compagnia solida e indipendente, ma non è abbastanza per lanciare una IPO.

Al momento delle domande dal pubblico, qualcuno sottolinea come Costolo sia profondamente diverso dal suo predecessore Evan Williams, ma il CEO di Twitter dice di guardare a se stesso come ad un leader sobrio, essenziale e sottolinea come tutti i personaggi chiave della compagnia siano profondamente diversi tra loro: "Per Jack tutto ruota intorno alla semplicità e all'eleganza dell'esperienza mobile. Ev si preoccupa molto di più degli utenti. Biz è il ‘protettore del marchio e il guardiano della cultura‘". Insomma, a sentire Costolo sembra che in casa Twitter, al momento, siano tutto rose e fiori. Nessuna intenzione di vendere, nessuna voglia di quotazioni in borsa e pacifiche relazioni tra i capi.

Ma sarà davvero così?

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