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Diritto all’Oblio, in un anno Google ha rifiutato il 58% delle richieste

A distanza di un anno Google ha rimosso più di 320 mila link, ricevendo 254 mila richieste di rimozione valutando l’eliminazione di 922 mila link. I casi rifiutati sono il 58,7% del totale. La percentuale dei link rimossi è del 35%, mentre il 15% è ancora in fase di valutazione. 20 mila le richieste di rimozione dall’Italia.
A cura di Francesco Russo
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E' passato un anno da quando la sentenza della Corte di Giustizia Europea impose a Google di eliminare il link che riguardava un cittadino spagnolo, Mario Costeja Gonzalez. Da quel momento venne di fatti istituito il "Diritto all'Oblìo". A distanza dunque di un anno Google ha rimosso più di 320 mila link, ricevendo 254 mila richieste di rimozione valutando l'eliminazione di 922 mila link. I casi rifiutati sono il 58,7% del totale. Quindi la percentuale dei link rimossi è del 35%, mentre il 15% risulta essere ancora in fase di valutazione.

Dall'Italia è arrivata una minima parte delle richieste totali, sono in tutto 20 mila mentre la maggior parte delle richieste arriva da Regno Unito, Germania, Francia e Spagna. Gli italiani ancora non si preoccupano abbastanza della loro reputazione online, infatti dal giorno in cui Google ha iniziato a raccogliere le domande di rimozione, sono state 19.126 le richieste inoltrate, inerenti a 65.856 link e il colosso di Mountain View ne ha respinte il 72,4%.

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Diverso il caso dei francesi che hanno avanzato oltre 50 mila richieste riguardanti 174 mila link, di cui poi il 48% è stato effettivamente cancellato. I tedeschi hanno inoltrato 43 mila richieste, su 164 mila link, e sono stati accolti nel 48,9% dei casi; gli inglesi 32 mila richieste su 126 mila link, ottenendo risposta positiva nel 37,6% dei casi.

Dando uno sguardo ai siti più colpiti si scopre che è Facebook è il primo con 6.805 link rimossi. Tra gli altri social network, Google+ è al sesto posto con 2.856 link rimossi;  Twitter al nono con 2.572 link rimossi. I link cancellati a video su YouTube sono poco meno di 4 mila.

La principale richiesta di rimozione riguarda la privacy (58,7%), segue poi la diffamazione (11,2%), poi l'immagine (4%), appropriazione illecita di identità. E poi tutte le altre.

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