Sono ormai passate diverse settimane da quando la funzione Storie è arrivata anche su Facebook, seguendo il lancio avvenuto su Instagram e precedendo quelli successivi su WhatsApp e Messenger. Oggi tutti i servizi di Facebook propongono la novità – chiamata in maniera diversa a seconda della piattaforma – tanto sbandierata dal concorrente Snapchat. Se si guarda il loro reale utilizzo, però, il risultato è una landa desolata. L'unico social apparentemente proficuo dal punto di vista dell'utilizzo della nuova funzione è Instagram, segno che le Storie richiamano più da vicino l'impostazione iniziale dell'app. Su Facebook, invece, la situazione è tragica.
Basta aprire l'applicazione per notare che la sezione in evidenza dedicata alle proprie Storie e a quelle degli amici è il più delle volte desolata, nonostante la mole di contatti personali sfiori mediamente il migliaio di persone. Ancora peggio, se si aprono le poche disponibili spesso ci si ritrova davanti a contenuti come testi, screenshot e altre immagini che poco hanno a che fare con la condivisione di momenti appartenenti alla propria giornata. Stessa situazione, ma peggiore, caratterizza WhatsApp e Messenger, dove per molti le Storie sono un deserto assoluto inutilizzato da tutti i contatti. È il momento di ammetterlo: le Storie su Facebook non funzionano.
Il fallimento a metà della funzione fa però emergere spunti interessanti. Il primo è che l'audience di Facebook e di Snapchat – che ad oggi è la realtà più attiva dal punto di vista delle Storie, almeno in America – è chiaramente molto diversa. Su Facebook si condividono sempre meno elementi personali e difficilmente viene scelto come prima opzione dai più giovani. Che preferiscono, appunto, Snapchat. Allo stesso modo gli sporadici contenuti pubblicati su Facebook, WhatsApp e Messenger risultano spesso postati da persone completamente diverse: un account che pubblica Storie su WhatsApp probabilmente non lo fa anche su Messenger e Facebook e viceversa. Un elemento che indica una frammentazione del pubblico anche nelle app sorelle del social di Zuckerberg.
L'altro spunto interessante, che a dire il vero non rappresenta una vera novità, è che del pacchetto di app ora in mano a Facebook quella più vicina ai giovani è Instagram. È lì, infatti, che le Storie hanno davvero preso piede indipendentemente dalla fascia d'utenza. I giovanissimi, che prima già usavano il social, ora lo fanno anche pubblicando le Storie, mentre gli altri scelgono Instagram perché, con molta probabilità, si ritrovano un seguito maggiormente selezionato rispetto a Facebook, che per molti ormai risulta un caotico calderone delle "amicizie" più disparate. Infine, le Storie su Instagram hanno senso perché riflettono lo spirito originario del social: pubblicare momenti della propria vita senza (troppi) filtri. Ora invece la piattaforma è diventata una sorta di vetrina fotografica, che proprio nelle Storie ha ritrovato la sua vera anima. Facebook, invece, è tutt'altra storia.
Una situazione che lo stesso social network sta cercando di tamponare, soprattutto in seguito allo sbarco negli Stati Uniti, dove la funzione è stata accolta con tiepido entusiasmo. Così, per mettere una toppa al fatto che la sezione in evidenza non viene riempita dalle Storie, l'applicazione mostra "fantasmi" raffiguranti gli avatar degli utenti accompagnati da una frase: "XXX non ha aggiornato la sua storia di recente". In questo modo molti utilizzatori si ritrovano uno o due profili attivi accompagnati da innumerevoli avatar sbiaditi che Facebook ha posizionato per evitare di mostrare il nulla cosmico. Si potrebbe ironicamente dire che anche in questo caso Facebook ha copiato Snapchat, il cui simbolo è proprio un fantasma. Per Facebook, però, c'è poco da scherzare.