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Elon Musk vuole farti ascoltare musica in streaming con un chip nel cervello

Il numero uno di Neuralink da tempo sta sviluppando un’interfaccia che permetterà di comunicare con l’elettronica utilizzando solamente il pensiero. Il principio sul quale si basa la convinzione dell’imprenditore è chiaro, ma arrivarci potrebbe non essere così semplice e richiedere anni di sviluppo.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Da tempo ormai si parla di Neuralink, un'azienda fondata da Elon Musk che sta sviluppando un sistema per comunicare con computer e altri dispositivi utilizzando soltanto il pensiero. Passerà ancora del tempo prima che l'innovativa interfaccia in preparazione presso i laboratori Neuralink sia pronta, ma in questi giorni Elon Musk è tornato a puntare i riflettori sull'azienda, affermando che attraverso l'interfaccia Neuralink sarà possibile ascoltare musica in streaming caricata direttamente nel cervello, senza passare dai canali uditivi.

La risposta di Elon Musk

L'affermazione non è stata fatta direttamente da Musk, ma da un utente di Twitter che lo ha contattato sul social per chiedergli se con Neuralink sarebbe stato possibile qualcosa di simile. L'imprenditore ha semplicemente risposto "Sì", scatenando la fantasia di chi ha letto lo scambio. Musk in effetti non è sceso nei dettagli della risposta, ma basandosi sul funzionamento finora noto dell'interfaccia Neuralink è facile immaginare come l'imprenditore intenda il concetto di streaming musicale cerebrale.

Come funziona Neuralink

L'interfaccia in fase di sviluppo presso Neuralink è infatti pensata per essere impiantata a contatto diretto con il cervello. Una parte del dispositivo viene inserita nella calotta cranica con un'operazione chirurgica e contiene 96 filamenti flessibili da posizionare tra le circonvoluzioni cerebrali: il loro scopo è interagire con l'attività elettrica dei neuroni senza danneggiarli. Questo elemento comunica in wireless con un'antenna a batteria da indossare dietro l'orecchio, che a sua volta scambia poi i segnali con eventuali dispositivi esterni.

Un mondo ancora da esplorare

Dal momento che tutto ciò di cui abbiamo coscienza dipende dall'attività elettrica dei nostri neuroni, poter influenzare quest'ultima significa effettivamente poter alterare la nostra percezione di ciò che ci circonda. Questo include far sentire a un utente un suono che le orecchie non stanno registrando: in futuro l'app di Spotify sullo smartphone — anziché farsi sentire dagli altoparlanti del telefono e passare per orecchie, timpani e nervo acustico — potrebbe semplicemente inviare via bluetooth i dati al chip di Neuralink e dunque al cervello, con lo stesso risultato.

Il tutto ovviamente in linea di principio. In pratica, sapere come raggiungere e toccare i neuroni giusti per riplasmare la realtà o il nostro atteggiamento nei confronti di essa si rivelerà decisamente più complesso. Per questo nei piani di Musk le priorità al momento sono altre: Neuralink spera di poter utilizzare inizialmente la propria interfaccia per amplificare i segnali elettrici generati dai neuroni di pazienti affetti da danni neurologici, come i malati di Alzheimer o le vittime di ictus e incidenti.

Stando all'imprenditore il funzionamento dei chip potrà in futuro curare condizioni psicologiche come ansia e depressione, ma anche questo è un campo delicato che richiederà anni di ricerche posteriori all'uscita del prodotto. Anche da quest'ultimo punto di vista purtroppo ci sarà da aspettare: l'arrivo sul mercato non è ancora stato annunciato e lo stesso Musk ha recentemente pubblicato su Twitter una sorta di chiamata alle armi per scienziati e ricercatori che desiderino lavorare per l'azienda; il prossimo aggiornamento dettagliato sullo stato dei lavori è previsto per il 28 agosto.

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