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Opinioni

Facebook, citazione in giudizio nel Colorado per i like fasulli nei post sponsorizzati

Un utente del Colorado ha citato in giudizio il social network, con l’accusa di pubblicare inserzioni pubblicitarie fasulle, collegandole a nomi di utenti che in realtà non hanno mai scelto di seguire una determinata pagina o un determinato brand.
A cura di Dario Caliendo
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Guai in vista per Facebook, a causa del un meccanismo (essenziale per i bilanci dell'azienda) che sfrutta i Like per indirizzare univocamente le proprie campagne sponsorizzate in base alle preferenze ed alle passioni degli utenti. Un algoritmo potente ma pericoloso, soprattutto in presenza di alcuni bug che rendono possibile il raggiro degli utenti da parte di gestori di pagine malintenzionati, e che si basano su un concetto semplice quanto funzionale: quando un utente clicca "mi piace" su una fan page di un'azienda, le interazioni relative alla pagina verranno sfruttate nelle inserzioni pubblicitarie, collegate al marchio in promozione.

Una strategia fruttuosa per il social network di Mark Zuckerberg, che pone l'utente in una condizione rischiosa per la sua privacy. L'ultima notizia infatti, vede la piattaforma di Menlo Park citata in giudizio da un utente del Colorado: grazie alla collaborazione di un amico, l'utente si è reso conto che il suo nome sarebbe comparso associato in molti dei post sponsorizzati sul social network, nonostante l'utente stesso non abbia mai cliccato Like nelle pagine relative alle aziende in questione.

Una forte accusa, che lascia supporre la presenza di annunci pubblicitari di fatto taroccati, utilizzando un'errata associazione tra il nome degli utenti ed i marchi. Nello specifico infatti, l'utente accusa il social network di aver associato il proprio nome al marchio di USA Today, sostenendo di non aver mai scelto di seguire la fan page del tabloid americano, e dimostrando come nelle inserzioni relative alla relativa campagna pubblicitaria compaia il suo nome.

Lo scorso novembre fu scoperto un pericoloso bug nell’algoritmo di unione delle fan page, il cui procedimento è legalizzato da Facebook, ma il cui scopo è ben diverso da quello che sono riusciti ad ottenere gli amministratori truffaldini di alcune paginee che hanno sfruttato questa vulnerabilità: grazie alla possibilità di geolocalizzare le pagine tramite l’inserimento manuale dell’indirizzo, è risultato possibile trasferire tutti i fan in altre tre fan page create al momento e collegate tra loro tramite l’indirizzo geolocalizzato. In soldoni, tutti i follower di una determinata fan page, vengono (senza il proprio consenso e senza alcun avviso o notifica) praticamente “trasportati” su altre tre pagine satellite mentre la pagina principale, quella dove davvero avevo messo like spontaneamente, viene eliminata. Un trucchetto in grado di triplicare la portata sociale di una pagina, che vede gli ignari utenti collegati a fan page e brand dei quali magari non conoscono neanche l'esistenza, ma ai quali però potrebbero risultare pubblicamente collegati, grazie (o per colpa) delle campagne pubblicitarie.

Insomma, una causa legale che arriva in un importantissimo momento di transizione per il social network, che si prepara a rinnovare le proprie strategie, abbandonando gradualmente le notizie sponsorizzate, a favore della socializzazione delle notizie stesse. Un cambiamento che di certo non renderà felici i tantissimi gestori delle fan page, che con il tempo hanno accumulato sempre più pubblico per diffondere i propri contenuti, basandosi su una metodologia di social media che presto potrebbe diventare obsoleta, e che verrà sostituita dalla possibilità di usufruire di una distribuzione pagata "per massimizzare la prestazione del messaggio all’interno del news feed".

Delle novità che taglieranno le gambe a molti degli amministratori delle fanpage di tutto il mondo, che hanno basato la propria strategia di social media in base ad alcuni algoritmi che verranno radicalmente modificati, e saranno costretti ad usufruire di inserzioni ed annunci pubblicitari a pagamento per poter far rimanere costante la conversione in traffico proveniente dall'enorme utenza del social network.

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