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Opinioni

Facebook ha censurato (per sbaglio) una testata giornalistica

Facebook ha impedito ad una testata giornalistica di pubblicare contenuti sulla propria pagina social a causa, pare, di un problema tecnico. Un nuovo scivolone che rischia di portare nuovamente Facebook al centro della polemica in un momento già delicato per l’informazione online.
A cura di Marco Paretti
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Alla fine è successo. Era inevitabile, quasi scontato visti i problemi che l'algoritmo alla base del social network ha già avuto in passato, quasi sempre a causa di notizie virali ma false che lo hanno mandato in tilt. Ora, dopo aver annunciato nuovi strumenti per combattere le bufale e una maggiore collaborazione con i giornalisti, il social network è incappato in un errore che sottolinea come il suo ruolo sia sempre più in bilico tra l'essere una piattaforma sulla quale si muovono le notizie e un servizio che si fa arbitro della verità. A finire al centro della nuova vicenda è la testata russa (ma che pubblica in inglese) RT, Russia Today.

Su Facebook, dove ha 4 milioni di fan e pubblica contenuti spesso virali, la sua possibilità di pubblicare contenuti è stata limitata dal social network perché, pare, accusata di aver violato il diritto d'autore su una trasmissione. A far scattare il ban sarebbe stata la diretta dell'ultima conferenza stampa di Obama, trasmessa in streaming da RT sulla sua pagina Facebook utilizzando un feed di Associated Press i cui diritti erano stato regolarmente acquisiti dalla testata. L'algoritmo, probabilmente per un errore, deve aver pensato ad una condivisione illegale bloccando automaticamente il video e impedendo ai social media manager di pubblicare contenuti fino a sabato.

"Attualmente ci viene impedito di pubblicare contenuti su Facebook" ha scritto RT sulla pagina, dove poteva solo condividere testi e non link o contenuti multimediali. "Stiamo lavorando con il team di Facebook per risolvere questa situazione". Dopo circa 20 ore e diverse comunicazioni con i manager del social network la pagina è tornata operativa, ma i dubbi sul blocco rimangono. A voler pensare male, come sottolinea anche RT, la motivazione dietro al blocco potrebbe essere politica. I diritti sullo streaming sono stati reclamati da Current Time TV, un progetto di Radio Liberty che, a sua volta, rappresenta una corporazione indipendente finanziata dal congresso americano.

RT, invece, è una testata accusata dall'intelligence statunitense di aver svolto un ruolo propagandistico per conto del governo russo nel corso dell'ultima campagna elettorale, pubblicando articoli pro Trump e anti Clinton. Basta una rapida occhiata per accorgersi che la linea editoriale è sempre stata chiaramente contro l'amministrazione Obama e tuttora pubblica articoli che sostengono l'arrivo di Trump. Per questo la testata non ha nascosto una velata accusa secondo la quale il governo americano sarebbe il vero responsabile del blocco. Ora, al netto del cospirazionismo su elementi tutt'altro che verificati – difficile se non impossibile pensare ad un coinvolgimento diretto di Facebook – risulta ben più interessante analizzare il ruolo che può avere Facebook ora che ha più o meno pubblicamente scelto di attuare una sorta di controllo su ciò che viene pubblicato dalle pagine.

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Tralasciando per un momento i contenuti propagandistici di RT – non sono gli elementi che hanno giustificato il ban -, un blocco del genere può avere un notevole impatto negativo per qualsiasi testata online che sfrutti Facebook come principale mezzo di diffusione. Il messaggio iniziale del social indicava un ban di tre giorni, un'eternità per un giornale che in quel periodo di tempo non potrebbe più raggiungere la quasi totalità della sua audience con i suoi contenuti. Anche pensando al problema tecnico, un errore del genere in un periodo nel quale da un lato Facebook è messo alle strette per la diffusione delle bufale e dall'altro sta tentando di tamponare la situazione con strumenti che vanno comunque ad influire sulla condivisione di link risulta ancora più problematico.

Zuckerberg ha sempre detto di non volersi ergere ad arbitro della verità, ma le continue pressioni hanno spinto i vertici dell'azienda a prendere decisioni che in qualche modo hanno portato Facebook a doversi sporcare le mani e, allo stesso tempo, ad annunciare un progetto di collaborazione con le testate giornalistiche. Un impegno che può inevitabilmente portare a degli scivoloni imprevisti, come quello legato all'attivazione del safety check a causa di una bufala o a quest'ultimo blocco di RT. Soprattutto se deriva da una costante indecisione che ha portato il social a cambiare idea più volte su come gestire la problematica. Alla vigilia dell'insediamento di Trump nella Casa Bianca, però, Facebook dovrà fare sempre più attenzione a questo elemento per non trovarsi ancora più alla mercé dei critici che già lo additano come massimo colpevole della diffusione di bufale. Il vero banco di prova saranno le prossime elezioni tedesche, quando i nuovi strumenti anti bufale saranno attivi. Lì Facebook dovrà farsi trovare pronto. Senza possibilità di scivoloni inattesi.

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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