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Facebook ha rimosso 16mila gruppi di recensioni false, ma in Italia se ne trovano ancora

A seguito di una richiesta del Regno Unito Facebook ha dovuto rimuovere dal suo social ben 16.000 pagine che avevano come oggetto proprio l’offerta e l’acquisto di pacchetti di recensioni fasulle per beni e servizi venduti su piattaforme come eBay e Amazon, ma per altri Paesi le attività proseguono.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Le recensioni di prodotti online sono un elemento sul quale milioni di consumatori si basano per valutare in anticipo la qualità di un prodotto o di un servizio venduto su Internet, e per questo motivo quello delle recensioni false è un fenomeno particolarmente difficile da estirpare. Lo dimostrano le ultime mosse prese da Facebook, che su richiesta dell'autorità antitrust del Regno Unito ha dovuto rimuovere dal suo social ben 16.000 pagine che avevano come oggetto proprio l'offerta e l'acquisto di recensioni fasulle per beni e servizi venduti su piattaforme online di terze parti, come eBay, Amazon e altri portali di ecommerce.

Quelli chiusi dal social sono gruppi all'interno dei quali si coordinavano le attività; al loro interno, mediatori esperti mettevano in contatto venditori desiderosi di migliorare la reputazione dei propri prodotti con utenti disposti a scrivere recensioni false a questo scopo. Oltre a chiudere i gruppi, in questi giorni, Facebook ha provveduto a sospendere gli utenti sorpresi a crearne ripetutamente di simili e ad attivare sistemi automatici che intercettino più rapidamente questa tipologia di pagine all'interno del social.

La rimozione delle 16.000 pagine rimosse l'ha comunicata la stessa autorità antitrust d'oltremanica — la Competition and Market Authority — ma sembra riguardare solamente il panorama locale e soprattutto è arrivata dopo un certo grado di insistenza da parte della CMA. Da una parte il social ha confermato di aver agito insieme alle autorità inglesi per bloccare attività fraudolente che non sono comunque mai ammesse sul social; d'altro canto, le stesse richeiste dell'autorità avevano portato l'anno scorso alla rimozione di poche decine di gruppi. Il problema insomma non è stato risolto del tutto, soprattutto al di fuori del Regno Unito: le ricerche giuste all'interno del social portano fin troppo facilmemte a gruppi dove l'attività di compravendita è ancora attiva, anche in Italia.

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