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Facebook, i baci gay non graditi e la libertà d’espressione che comincia a star stretta

Facebook discrimina gli omosessuali e si schiera apertamente a favore di una “minore libertà di espressione per certi paesi”. Tutto pur di entrare nelle grazie del governo cinese.
A cura di Anna Coluccino
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censura facebook

L'immagine di lancio di una nota soap opera inglese viene ripresa da un utente per pubblicizzare un flash mob da realizzarsi in sostegno ad una coppia omosessuale discriminata per aver "osato" scambiarsi un bacio davanti ad un locale londinese. Ironia della sorte: Facebook discrimina l'immagine e la rimuove, invitando l'utente in questione a rispettare le regole del social network e a non postare contenuti sessualmente allusivi… La foto ritrae due uomini che si baciano in maniera decisamente più composta ed appropriata di quanto non accada in molte foto di coppie eterosessuali, i due ragazzi sono completamente vestiti e non si baciano neppure alla francese! Ma per Facebook quell'immagine è in qualche modo sconcia e, così, invia una segnalazione all'utente comunicando -testualmente- che l'immagine è contraria allo Statement of Rights and Responsibilities, il quale sottolineerebbe il necessario embargo di qualunque contenuto "sessualmente allusivo". Peccato che di questa espressione non vi sia traccia all'interno della policy di Facebook che -invece- parla specificamente di "content that: is hateful, threatening, or pornographic; incites violence; or contains nudity or graphic or gratuitous violence" (3.7).

Insomma, il regolamento di Facebook non vieta in alcun modo la pubblicazione di contenuti colpevoli di  "alludere al sesso", anche perché -in tal caso- a chi spetterebbe il compito di decidere cosa è allusivo e cosa non lo è? Chi stabilirebbe limiti e confini? Perché una coppia etero che si scambia effusioni non è sessualmente allusiva mentre una coppia gay lo è? Chi compie scelte di questo tipo: un algoritmo o un essere umano?

gay kiss facebook

A questo proposito, vi consigliamo di dare un'occhiata alla brillante analisi dell'intera faccenda offerta di Michael Zimmer, il quale evidenzia come -in seguito alla polemica scaturita per la rimozione dell'innocente bacio omosessuale- Facebook abbia cancellato dalle FAQ una risposta in cui appariva del tutto chiaro che a compiere la cancellazione del contenuto "proibito" è sempre un essere umano che -su segnalazione da parte dell'algoritmo- verifica il potenziale offensivo del contenuto. Ma Zimmer non si ferma qui ed arriva a stigmatizzare duramente il totale disinteresse mostrato da parte dello staff del social network nel voler mostrare sincero pentimento per quanto accaduto: non una nota pubblica, non un comunicato stampa, non un intervento teso a spiegare come sia potuto accadere che il bacio tra due uomini abbia offeso qualcosa o qualcuno. Nulla. Un semplice messaggio personale che recita: siamo spiacenti, ci siamo sbagliati, arrividerci e grazie.

Ma non è tutto.

Facebook, negli ultimi tempi ci ha dato diversi motivi di preoccupazione, non ultimo il desiderio -perseguito con spaventosa e compromettente ostinazione- di penetrare il mercato cinese a qualunque costo. E il prezzo da pagare, com'è facile immaginare, sarà, a dir poco, la libertà di espressione e, a voler essere malpensanti, l'incolumità di tutti i dissidenti presenti sul territorio cinese, le cui identità non sembrano molto al sicuro con il social network. E la triste verità è che i top manager di Facebook non sembrano minimamente intenzionati a tenere segreto le loro pruriginose mire asiatiche, tanto che uno dei più importanti lobbisti del social network, Adam Conner, ha potuto affermare (e senza che alcuno si precipitasse a smentirlo o anche solo a correggerlo) che "Forse bloccheremo i contenuti in alcuni paesi e non in altri" perché "spesso ci troviamo in una scomoda posizione per via del fatto che stiamo consentendo, forse, troppa libertà di parola a paesi che, prima, non ne avevano mai avuta". Come dire : ci sono popoli che non sono pronti ad essere liberi, non sono pronti a conoscere la verità e -pertanto- è giusto che i governi di questi paesi vengano tutelati nel loro diritto alla menzogna, alla disinformazione, alla mistificazione e alla persecuzione dei liberi pensatori.

A volte occorre leggere tra le righe, andare in cerca di impercettibili sfumature di colore per comprendere la direzione intrapresa da un certo fenomeno; bisogna fare attenzione, annusare, scovare, essere abbastanza obiettivi per intepretare i segnali nel modo giusto. Ma non è questo il caso. Stavolta le intenzioni di Facebook & Co si mostrano in tutta la loro abbacinante mostruosità e non lasciano spazio neppure al salvifico beneficio del dubbio. La deriva censoria del social network è ormai innegabile, resta da scoprire se gli utenti sapranno essere abbastanza attenti e forti da riuscire a deviare il flusso degli eventi, impedendo che agli interessi dell'affollata comunità del cyberspazio vengano anteposti meri interessi economici. In sostanza, occorre fare in modo che il web non si trasformi nello specchio perfetto del mondo contemporaneo, letteralmente prostrato ai piedi del dio denaro.

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