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Facebook non proteggerà più i post dei politici: seguiranno le stesse regole degli altri

L’ultima svolta del social network dovrebbe essere annunciata a ore e potrebbe modificare parzialmente la natura della piattaforma, almeno nel ruolo di megafono che ha assunto nei confronti di una particolare classe di utenti. Meno di due anni fa il numero uno dell’azienda, Mark Zuckerberg, aveva assunto una posizione diametralmente opposta.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Facebook inizierà a trattare i post di politici e capi di Stato esattamente come quelli di tutti gli altri, moderandone il contenuto e – se necessario – rimuovendoli dalla piattaforma e punendo gli autori con la sospensione temporanea o definitiva degli account. È l'ultima svolta del social network che dovrebbe essere annunciata a ore e che potrebbe modificare parzialmente la natura della piattaforma, almeno nel suo ruolo di megafono acritico che ha assunto nei confronti di una particolare classe di utenti.

Le pressioni esterne

La decisione è attesa in conseguenza dell'ultima sentenza emessa dal comitato per il controllo delle attività di Facebook – l'organo indipendente istituito dal gruppo di Mark Zuckerberg per vigilare sulle decisioni più spinose prese dai suoi moderatori. L'istituzione si era espressa in mertito all'espulsione di Donald Trump da Facebook avvenuta dopo l'assalto al Congresso USA del 6 gennaio istigato in parte proprio dagli interventi su Facebook dell'ex presidente: l'organo aveva ritenuto giusta l'espulsione, affermando però che di lì in avanti Facebook avrebbe dovuto ideare regole più chiare – e soprattutto valide per tutti – per agire sui contenuti e sui loro autori.

Dietro front totale

Il cambio di direzione rispetto al passato è piuttosto netto: meno di due anni fa il numero uno dell'azienda, Mark Zuckerberg, si era pronunciato in un discorso nel quale affermava che non era giusto che un'azienda privata censurasse i politici. In particolare la posizione era che i discorsi dei politici andassero trattati alla stregua di notizie, e che dunque non andassero moderati; la decisione era stata criticata già allora, ma nei due anni successivi la situazione sul social dal punto di vista della disinformazione e delle campagne d'odio è precipitata anche a causa del politico più influente sulla scena mondiale di quei mesi: Donald Trump. La sua teoria delle elezioni rubate, diffusa proprio a mezzo social per mesi prima delle elezioni di fine 2020, è proprio quel che ha esacerbato gli animi degli elettori e portato all'assalto al Congresso dell'anno successivo.

Le nuove regole

Dai prossimi giorni le cose dovrebbero cambiare, e i contenuti pubblicati da politici e capi di Stato non dovrebbero più essere schermati da eventuali sanzioni, salvo casi eccezionali dei quali Facebook però dovrebbe rendere conto di volta in volta. I dettagli sul nuovo approccio alla moderazione dei contenuti dei politici non sono ancora stati resi noti, ma dovrebbero essere annunciati nelle prossime ore.

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