Facebook sempre più vicino alla quotazione in borsa, IPO da 100 miliardi
Il 2012 potrebbe vedere lo sbarco ufficiale di Facebook in Borsa. L'ipotesi è quella di una IPO da 100 miliardi di dollari, una cifra doppia rispetto alle valutazioni di Goldman Sachs di qualche mese fa, un dubbio ancora più grande che si tratti di una bolla destinata ad esplodere (e a fare molti danni).
Sì perchè il mondo della tecnologia è vittima di facili entusiasmi, di mode nate in un istante e scomparse in ancor meno tempo; è il mondo delle bolle speculative, delle supervalutazioni, e gli investitori hanno capito ben quanto sia insidiosa la strada in questo settore.
I precedenti non sempre sono d'aiuto; basti pensare a Groupon, un flop incredibile nonostante l'esordio brillante a Wall Street, con miliardi di dollari bruciati in pochi mesi. O ancora LinkedIn, che per quanto si mantenga di valore al di sopra della sua IPO iniziale ha visto in pochi mesi una flessione pesantissima dei suoi titoli.
Facebook, con un'offerta di questa portata diventerebbe l'investimento economico più costoso della storia della tecnologia, un rischio altissimo sia per i gruppi bancari che per gli investitori. Quando lo scorso anno Goldman Sachs valutò in 50 miliardi il valore di Facebook, una grossa parte del mondo del web si chiese se quel valore fosse autentico, oppure si trattasse di un'incredibile sopravvalutazione.
I numeri, almeno in via ufficiale, il social network ce li ha: 800 milioni di profili, 500 milioni di connessioni giornaliere, enorme successo anche con terminali mobile ed una penetrazione che, fatta eccezione per alcuni paesi come Russia, Brasile e Cina, in pochi anni è diventata planetaria. Basti pensare che secondo le ultime statistiche in Italia, a fronte di una popolazione di 60 milioni di persone, esistono 21 milioni di profili sulla piattaforma (su 27 milioni di persone che in generale utilizzano la rete). In altre nazioni le percentuali sono ancora maggiori, persino la classe politica, notoriamente riluttante alle nuove tecnologie, si sta adeguando con presidenti e ministri che pian piano cominciano ad affacciarsi al mondo del social network.
Il successo di Facebook pertanto non è messo in discussione. Ma è in grado di monetizzare questo successo al tal punto da giustificare una sua valutazione di questo peso? Gli scettici non mancano di certo. In primo luogo si contesta la veridicità di certe cifre, come ad esempio sul numero dei profili, da cui andrebbero scorporati profili fake, doppi profili oppure inutilizzati, il che ridurrebbe di non poco i conteggi ufficiali.
In secondo luogo ad essere contestata è l'efficacia dell'advertising sulla piattaforma; secondo le ultime analisi, a fronte di un aumento del 40% del CPC per gli inserzionisti, la pubblicità su Facebook si è rivelata meno redditizia dei classici banner tradizionali, con un calo sensibile nell'ultimo anno dei CTR sul sito bianco e blu.
L'impressione è che Facebook fondi la sua “potenza” sui grandi numeri e sul successo popolare della piattaforma, senza che però sia in grado di produrre reddito in quantità tale da meritare una delle più alte valutazioni della storia. Queste perplessità, unite al maggior controllo fiscale a cui sarebbe sottoposta l'azienda da parte della SEC in caso di quotazione in Borsa, hanno spinto Mark Zuckerberg negli scorsi mesi a frenare più volte l'ipotesi di una IPO, ma a quanto riportato da Wall Street Journal sembra il giovane CEO si stia aprendo all'ipotesi, anche se, inutile dirlo, la società non ha emesso alcun comunicato ufficiale al riguardo.