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Bufera Facebook: condotto un test segreto per valutare le emozioni degli utenti

A stabilirlo scientificamente è una ricerca condotta dalla Cornell University e la University of California, nella quale sono stati analizzati i post di 689.003 utenti di Facebook scelti casualmente.
A cura di Dario Caliendo
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Su Facebook gli stati d'animo sono contagiosi. A provarlo scientificamente è uno studio condotto da un gruppo di ricercatori americani della Cornell University e della University of California di San Francisco, che hanno scoperto che la forte condivisione di status emotivi da parte dei propri amici e la conseguente lettura, genera il cosiddetto "contagio emotivo" e da vita a una serie di messaggi con contenuti emotivamente simili.

La ricerca è stata possibile analizzando i post di 689.003 utenti di Facebook scelti casualmente e ha messo in evidenza che il "contagio emotivo" non è solo relativo ai contenuti positivi, ma anche a quelli negativi.

"Le persone che nel corso di una settimana avevano nei propri News Feed una serie maggiore di contenuti negativi, hanno utilizzato termini più negativi nei propri aggiornamenti di stato" – spiega Jeff Hancock, docente di comunicazione presso la Cornell University – "Quando la negatività nel News Feed è stata ridotta, è avvenuto l'esatto contrario e negli aggiornamenti di stato sono state utilizzati termini significativamente più positivi"

Secondo quanto scrive la rivista Proceedings of the National Academy of Science, i ricercatori hanno analizzato una serie di parole positive e negative, contenute in oltre tre milioni di post, per un totale di centoventidue milioni di parole nelle quali la tendenza era perlopiù positiva.

"Abbiamo anche osservato l'effetto di astinenza" – aggiunge Hancock – "Le persone che sono state esposte a un minor numero di post positivi nel loro News Feed, hanno prodotto una serie di contenuti e aggiornamenti di stato generalmente meno positivi".

Finanziata in parte dalla Fondazione James S. McDonnell e l'Army Research Office, la ricerca condotta da Hancock e il suo team è il primo studio a suggerire ufficialmente che le emozioni espresse e condivise attraverso i social network influenzano gli stati d'animo altrui. Una scoperta importante, soprattutto in un'ottica di social media marketing, in forte contrasto con le teorie che fino a oggi suggerivano che la visualizzazione di messaggi da parte di amici e conoscenti sul social network più utilizzato al mondo, poteva influire negativamente sull'umore degli utenti.

Non sono tardate le polemiche. A poche ore dalla pubblicazione dello studio in molti si sono domandati se una ricerca realizzata in questa modalità sia etica, soprattutto considerando che non è stata condotta con il consenso esplicito degli interessati. Quello che in molti non sanno però, è che nel momento in cui ci si iscrive al social network e si accettano – forse troppo superficialmente – le clausole relative ai termini e alle condizioni, si da automaticamente il consenso agli amministratori della piattaforma di effettuare operazioni interne utilizzando i dati personali degli utenti. E poi, parliamoci chiaro, quando si decide di pubblicare un contenuto su Facebook, e si sceglie che il contenuto sia pubblico, purtroppo i propri dati personali sono a disposizione di tutti.

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