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Facebook vuole davvero il parere degli utenti sulla nuova privacy policy?

Il social network intende chiedere il parere degli iscritti sul trattamento dei dati sulla piattaforma, ben consapevole del fallimento in passato di tale strategia se non accompagnata da un’adeguata promozione. L’accesso al sito potrebbe essere vincolato all’espressione del voto in materia ma Facebook sceglie di nuovo il basso profilo.
A cura di Angelo Marra
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Gli utenti di Facebook avranno tempo fino all'8 giugno per votare a questo link il nuovo regolamento sulla privacy varato dalla piattaforma. Per essere vincolante i votanti dovranno essere superiori al 30% degli iscritti, altrimenti avrà solo valore consultivo; i due argomenti principali su cui verte il referendum sono il trattamento dei dati e la pubblicità. Fin qui nulla di anomalo, se non fosse che per Facebook non si tratta del primo esperimento del genere (quello di coinvolgere gli utenti nelle scelte del servizio) ma in passato i risultati in termini di partecipazione sono stati estremamente ridotti, anche alla luce dell'alto numero di iscritti da sempre vanto del social network. La “colpa”, con molta probabilità, è la scarsa promozione del referendum e della sua importanza per la riservatezza degli utenti, visto il basso profilo adottato da Facebook quando si tratta di coinvolgerli nelle scelte della piattaforma; una scelta difficilmente casuale, per una piattaforma che ha tutte le possibilità di raggiungere tutti gli utenti. Sarebbe sufficiente una finestra informativa che appare al momento in cui si effettua il login o addirittura vincolare l'accesso alla piattaforma all'approvazione o meno del nuovo regolamento per vedere schizzare alle stelle la partecipazione degli iscritti.

Tantissimi utenti invece non sono neanche al corrente dell'iniziativa, il che lascia supporre senza troppa malizia che l'intera operazione sia una scelta di facciata, un modo per Facebook di proteggersi davanti alle accuse di aver cambiato le carte in tavola senza consultare i giocatori. Perchè il referendum sia valido (e i suoi risultati quindi obbligatori da adottare per la piattaforma) occorre infatti che voti almeno il 30% degli iscritti, vale a dire oltre 200 milioni. Se si da uno sguardo al passato ed agli altri casi in cui il gigante di Menlo Park si è rivolto ai propri utenti, i numeri della partecipazione non sono andati oltre l'ordine di poche decine di migliaia, anni luce dai record a cui ci ha abituato Facebook e lontani quindi dall'essere vincolanti. La molteplicità di strumenti che Facebook potrebbe utilizzare per spingere gli utenti ad esprimersi su una questione così importante (soprattutto per loro) lascia dedurre quindi che il basso profilo adottato dalla piattaforma sia una melina di facciata e che la piattaforma sia ben poco interessata alla volontà dei suoi iscritti. Dopotutto quanti di voi abbandonerebbero il social network preferito per una ‘banale' questione di privacy policy?

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