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Francia, Google dice no al diritto all’oblio fuori dall’UE

Google dice no al garante francese per la privacy. Lo ha fatto in merito alla questione sempre molto discussa del diritto all’oblio, ossia la possibilità data all’utente di chiedere la rimozione di informazioni e link divenuti col tempo non più corrispondenti alla realtà.
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A cura di Marco Paretti
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Google dice no al garante francese per la privacy. Lo ha fatto in merito alla questione sempre molto discussa del diritto all'oblio, ossia la possibilità data all'utente di chiedere la rimozione di informazioni e link divenuti col tempo non più corrispondenti alla realtà. L'azienda di Mountain View ha invitato la Cnil – Commission nationale de l'informatique et des libertés – a ritirare la lettera di diffida nella quale veniva chiesto di cancellare i link da tutte le versioni internazionali del motore di ricerca. Il diritto all'oblio deriva da una sentenza della Corte di Giustizia europea del 13 maggio 2014, la quale ha definito Google e tutti i motori di ricerca responsabili dei contenuti pubblicati su pagine web da terzi, proprio per il fatto di essere essi stessi responsabili della conservazione e della gestione di quegli stessi dati.

Ad oggi l'azienda ha esaminato oltre 250 mila richieste – più di 20 mila solo dall'Italia – rimuovendo circa 320 mila link dai risultati di ricerca. Quello di Google nei confronti della Francia, però, è il primo grande rifiuto ad arrivare nel merito al diritto all'oblio. Il garante francese aveva chiesto di estendere la rimozione dei link anche al di fuori del territorio europeo perché altrimenti la normativa non sarebbe stata rispettata pienamente. Una richiesta respinta da Google perché basata su una legge europea e non mondiale. In pratica, i link considerati inadeguati o non pertinenti saranno comunque visualizzabili al di fuori dell'Europa.

"Se l'approccio del Cnil fosse accolto come standard per la regolamentazione di internet, ci troveremmo in un meccanismo di corsa al ribasso: il paese più restrittivo detterebbe la misura della libertà di internet per tutti" ha spiegato Peter Fleischer, Senior Privacy Counsel di Google. "Riteniamo che nessun singolo Paese dovrebbe avere l'autorità di controllare a quali contenuti è possibile accedere in un altro Paese". Nel suo post Fleischer fa peraltro notare che in alcuni paesi sono considerati illegali elementi invece normali per altre nazioni; l'ordine del garante francese creerebbe un pericoloso precedente.

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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