Ulteriori ritardi per il Freedom of Information Act (FOIA), la nuova legge che si pone come obiettivo quello di fornire maggiore trasparenza alla Pubblica Amministrazione, un elemento che metterebbe l'Italia in cima alle classifiche dei paesi più trasparenti dal punto di vista politico. Per la sua attuazione, però, bisognerà aspettare ancora. Nonostante il suo annuncio risalga a due anni fa, infatti, i decreti attuativi non arriveranno davanti al Consiglio dei ministri durante la prossima seduta ma, se tutto va bene, in quella successiva. Il progetto, inserito all'interno della riforma della PA spinta dal Ministro Marianna Madia – la cosiddetta Riforma Madia – consentirà ai cittadini di accedere ai dati in possesso della Pubblica Amministrazione, come indicato dall'art. 7 della legge 124/2015.
C'è però chi fa già notare qualche dubbio in merito alla nuova legge, accusata di contenere troppe eccezioni in grado di rendere discrezionale l'accesso alle informazioni da parte dei cittadini. "In questo modo si vanifica l'essenza del diritto all'informazione" ha spiegato l'avvocato Fulvio Sarzana durante un'intervista, che critica anche la scelta di inserire il FOIA all'interno del decreto trasparenza e non nella legge sul procedimento, un elemento che potrebbe portare ad una possibile ineffettività dello stesso accesso. Il governo resta invece positivo, spiegando che ormai si tratta solo di attendere ancora un po' di tempo.
"Con leggi come il Freedom of Information Act" ha spiegato la Madia durante un incontro con Tim Berners Lee, creatore del World Wide Web. "Combattiamo corruzione e sprechi, ma soprattutto riavviciniamo Stato e cittadini". All'interno dello stesso progetto ricadono il pin unico Spid e Italia Login, che andrebbero quindi ad accompagnare una legge sulla trasparenza che altri stati hanno da anni: quella degli Stati Uniti, la prima, risale al 1966. In Italia, invece, esistono solo normative frammentate che consentono l'accesso l'imitato con obbligo di motivazione e tempistiche di risposta al richiedente estremamente elevate. Il limite massimo per accedere a questi dati, secondo le organizzazioni coinvolte, non deve superare i 30 giorni.