"Tutto ruota intorno ad una raccolta onnivora di dati e, nella società digitale, noi siamo i nostri dati: la vulnerabilità dei dati è vulnerabilità delle nostre persone”. Parte da questo concetto la relazione annuale del Garante per la privacy presentata nelle ultime ore da Antonello Soro; un documento che fa andare a braccetto innovazione e protezione dei dati personali, ma anche internet, digitale, nuove tecnologie e i già conosciuti Jobs Act e Cookie Law. Insomma, si è parlato di digitale come non si faceva da tanti anni in Italia: social network, giornali online, cyberbullismo, internet delle cose e medicina elettronica. Ma anche streaming video, politica online e videosorveglianza, i temi trattati dal rapporto del Garante sono tanti e tutti attuali.
"Bisogna rimuovere la tentazione tecnofobica e il timore dell’innovazione” ha spiegato Soro. “Senza rinunciare a contrastarne le distorsioni, a ricercare una qualche regolazione dei processi e, più in generale, a vivere responsabilmente il nostro tempo”. Secondo il Garante siamo ormai immersi all'interno della società digitale, ma non disponiamo ancora dei necessari anticorpi. "C’è bisogno di una nuova alfabetizzazione che promuova comportamenti attivi e informati per gestire con prudenza i nostri dati e, dunque, anche l’approccio divulgativo diventa parte essenziale dei compiti dell’Autorità" ha continuato " Tutte le istituzioni sono chiamate a un supplemento di impegno per ridurre e cancellare la distanza che separa la tutela dei cittadini nello spazio digitale rispetto a quelle consolidate e garantite nello spazio fisico. Questa è la sfida che interroga gli Stati ed esige una risposta globale. Una Kyoto della protezione dati”.
Una cultura di tutto ciò che è digitale, quindi, da diffondere in maniera simile a quella ambientalista: educazione più che vigilanza, anche superando "informative dispersive e prescrivendo soluzioni compatibili con la realtà". In questo senso Soro ha citato i recenti risultati italiani, tra cui la sopracitata Cookie Law e i pagamenti da mobile, ma anche la collaborazione firmata con Google che ha portato alcuni uomini dell'Autorità a visitare gli uffici di Big G per valutare le modalità di trattamento dei dati degli italiani. Il Garante è poi passato a parlare del tema che più di tutti ha coinvolto il web negli ultimi anni: il rapporto tra il diritto alla privacy e la sicurezza. "Il Datagate ha mostrato sia l’insostenibilità democratica, sia la sostanziale inefficacia della legislazione emergenziale fondata sulla raccolta generalizzata e indiscriminata delle comunicazioni, con un’inaccettabile quanto inutile compressione del diritto alla privacy" ha proseguito Soro. "Quell’esperienza ha indotto gli Usa a orientarsi verso il modello europeo di bilanciamento tra libertà e sicurezza, ben espresso dalla Corte costituzionale tedesca: la Costituzione esclude il perseguimento della sicurezza assoluta al prezzo della libertà".
Eppure proprio in Europa sono apparse leggi che Soro definisce preoccupanti; in Spagna e Francia, per esempio, ma anche leggi legate al decreto Anti-Terrorismo che stavano per entrare in vigore in Italia. Riferendosi a quest'ultimo caso il Garante ha parlato di "atto di saggezza" anche per "le opportune modifiche apportate alle previsioni che, da un lato, ammettevano le intercettazioni preventive per qualsiasi reato commesso on-line e che, dall’altro, estendevano a regime, in misura rilevante e non selettiva il tempo di conservazione dei dati di traffico telefonico e telematico". Insomma, la nostra libertà non deve diventare un "lusso che non ci possiamo permettere di fronte alla minaccia terroristica".
La rete diventa quindi parte fondamentale della vita e della personalità di ciascuno, diventando di fatto "un bene giuridico meritevole di tutela soprattutto per non soccombere agli imperativi del mercato, per non rimettere a quella legislazione privata delle condizioni generali di contratto la garanzia, su scala mondiale, dei diritti fondamentali". Per concludere, Soro sottolinea l'importanza che, anche in Italia, è stata data ai diritti della e nella rete: una sfida che deve continuare non tanto per giuridificare uno spazio, ma per "difendere con determinazione la libertà di questo sterminato spazio pubblico".