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Giocavano a PUBG in pubblico: arrestati quattro studenti

È successo nella città di Ahmedabad, in India, dove l’amministrazione aveva imposto il divieto di giocare al popolare sparatutto online dopo averlo ritenuto una distrazione dagli studi e una potenziale causa di comportamenti violenti da parte dei giocatori. In alcuni casi gli arrestati hanno trascorso una o più notti in carcere.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Nel mezzo del dibattito sulla presunta pericolosità dei videogiochi che tiene banco praticamente dalla nascita stessa di questi ultimi, c'è un Paese che in questo periodo ha dimostrato di prendere la situazione in maniera inutilmente dura: si tratta dell'India, le cui forze dell'ordine – racconta un reportage di BuzzFeed News – sono arrivate negli ultimi mesi ad arrestare diversi giovani, colpevoli solamente di aver giocato in pubblico sul proprio smartphone al popolare sparatutto online PUBG. I fatti si riferiscono tutti a qualche tempo fa e i giocatori in questione sono tutti stati rilasciati in tempi brevi, ma in alcuni casi questi ultimi hanno comunque dovuto trascorrere una o più notti in carcere dopo essere stati arrestati. Teatro della vicenda è invece la città di Ahmedabad, dove qualche tempo fa il governo locale aveva bandito l'utilizzo del gioco in pubblico, perché ritenuto una distrazione dagli studi e una potenziale causa di comportamenti violenti da parte dei giocatori.

Di PUBG invece si parla ormai da due anni. Il titolo – acronimo di Player Unknown's Playgrounds – da dato vita a un sottogenere di immensa fortuna tra i più giovani, ovvero quello degli sparatutto in stile Battle Royale. In tutto il mondo si discute del fatto che alcune dinamiche insite in questa e altre tipologie di giochi possano causare dipendenza nei giocatori più suggestionabili, ma le opinioni al riguardo e le soluzioni proposte da esperti e appassionati sono variegate e sicuramente non estreme come quelle assunte da alcune zone dell'India. In effetti i quattro arresti dei quali parla BuzzFeed News non sono neppure i primi casi simili che si sono verificati nel Paese: a marzo era successa la stessa cosa a una ventina di cittadini nello stato di Gujarat – altra giurisdizione che ha preso fin troppo di petto le presunte minacce poste da PUBG e che per bocca di uno dei suoi ministri aveva definito il gioco come "un demone che si nasconde all'interno di ogni casa".

Il divieto che ha dato origine ai provvedimenti presi negli ultimi mesi nei confronti dei giocatori multati o incarcerati è stato revocato in queste settimane, ma solo al termine della sessione di esami scolastici che nel Paese ha termine proprio nel mese di maggio. Nulla insomma –  denuncia la Internet Freedom Foundation – impedisce alle amministrazioni che l'hanno adottato di imporlo nuovamente in futuro.

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