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Giornata mondiale contro l’Aids, come il videogioco educa per combattere la malattia

Nella lotta contro l’Aids, il videogioco può essere un valido alleato. Tra gli esempi da ricordare oggi per la Giornata mondiale contro l’Aids vi è I’m Positive, un titolo premiato dai Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie americani per la divulgazione efficacie che fa dell’Aids, tramite una narrazione delicata e consigli dettagliati su test, cure e rapporti sociali.
A cura di Lorena Rao
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È dal 1988 che ogni 1 dicembre si celebra la giornata mondiale contro l’Aids, una giornata pensata per mantenere alta l’attenzione sulla patologia del sistema immunitario. Una ricorrenza che nel corso degli anni ha unito il mondo nella lotta comune per la sensibilizzazione. L’Aids è stata definita per molto tempo un killer silenzioso, aiutato dalla cattiva informazione. Di passi in avanti ne sono stati fatti parecchi negli anni, ma la battaglia non è ancora giunta al termine. L’Aids continua a mietere vittime, molte delle quali non sanno nemmeno di come o quando hanno contratto la malattia. Secondo la World Health Organization, entro il 2030 i paesi di tutto il mondo devono porre fine all'epidemia di Aids, diffusa soprattutto tra le comunità più povere dell'Africa e del Sud America. Occorre quindi sensibilizzare sempre di più l’opinione pubblica, affinché ne giovino ulteriormente prevenzione e terapia.

L'esempio di I'm Positive

In questa lotta contro l’Aids il videogioco può essere un valido alleato. Tra gli esempi più interessanti e recenti vi è I’m Positive. Eletto vincitore del Games for Health Game Jam 2014 dai CDC (i centri per la prevenzione e il controllo delle malattie), il titolo ha acquisito nel corso tempo un gran valore divulgativo. Ciò risiede nella sua capacità di saper raccontare con semplicità e al contempo forza com’è scoprire di essere positivi all’Hiv. I’m positive mette il giocatore nei panni di Tim, che come sempre è impegnato nelle sue mansioni quotidiane come lavarsi i denti o fare due tiri a canestro. Un giorno riceve la chiamata di Rebecca, la sua ex, che lo avverte di essere positiva al virus dell’Hiv. “Devi fare il test, Tim”, lo esorta la ragazza, ma la reazione del protagonista dipende esclusivamente dal giocatore.

I’m Positive si basa su dialoghi a scelta e diversi mini-giochi che riflettono la vita quotidiana di Tim per far immergere l’utente nei suoi panni. Insieme a lui vivrà la tensione di scoprire il risultato del test, gli effetti della terapia, o al contrario le conseguenze del trascurarsi. Si può persino provare com’è dichiarare il proprio stato ai famigliari e agli amici. O forse viene più facile tenere tutti all’oscuro? Un’esperienza intima ma potente, che dona importanti informazioni su come funziona il test, come si svolgono le diverse fasi della terapia, o più semplicemente, com’è convivere con la malattia. Essendo poi un titolo americano, I’m Positive dà importanti informazioni anche su come avere la cura senza assicurazione sanitaria. In un’indagine sull'Hiv del sito governativo americano, negli Stati Uniti l’Aids è stata diagnosticata a oltre 38 mila persone nel 2017.

Un numero importante, ma che resta stabile dal 2012. Questo testimonia come una corretta informazione, che sia tramite le istituzioni, ma anche tramite aiuti esterni come per l’appunto il videogioco, migliori il quadro generale. È del 2017 lo studio sul futuro apporto che il mezzo videoludico può dare per la prevenzione e la cura dell'Aids. Gli studiosi hanno notato l'efficacia di giochi o di applicazioni che riprendono meccaniche tipiche del videogioco (gamification) per spingere gli utenti ad informarsi sul virus dell’Hiv. “L’uso di giochi digitali che includono elementi di gamification o consistono in veri e propri videogiochi, anche in VR, rappresentano una promettente strategia per migliorare la prevenzione e la cura dell’Hiv, specialmente tra i giovani”, questo è quanto riportato dal gruppo di studiosi nel sommario della ricerca.

Come è stato già scritto, di passi in avanti ne sono stati fatti contro l’Aids, ma sapere di avere la possibilità di poter contare sul supporto delle nuove tecnologie, rende la battaglia contro il killer silenzioso ancora più ottimistica.

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