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Gli adolescenti non escono più: gli incontri virtuali stanno sostituendo quelli reali

Per la Generazione Z i luoghi di ritrovo fisici hanno pian piano assunto un ruolo secondario in favore di non-luoghi virtuali rappresentati dalle app di videochat. Il risultato? I ragazzi escono sempre meno.
A cura di Marco Paretti
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La chiamano Generazione Z, o Post-Millennials: sono tutti i ragazzi nati dalla seconda metà degli anni novanta o dagli inizi del 1995 fino al 2010. Insomma, i giovanissimi nati tra la tecnologia e cresciuti con gli smartphone, che oggi interagiscono tra loro in forme che i più anziani non potevano nemmeno immaginare. Un esempio? I luoghi di ritrovo fisici hanno pian piano assunto un ruolo secondario in favore di non-luoghi virtuali nei quali confluisce una sorta di costante senso di aggregazione. Un approccio che ha avuto inizio online 20 anni fa, ma che ora si è concretizzato in una forma ancora più diretta con le videochat.

Houseparty, per esempio, è un'applicazione che consente a più utenti di avviare videochiamate con gli amici e che negli Stati Uniti viene utilizzata dai gruppi di giovanissimi per fare i compiti insieme, scambiarsi consigli o semplicemente passare del tempo insieme quando non lo si può fare ritrovandosi dal vivo. Lo chiamano "live chilling", che può essere tradotto con qualcosa come "cazzeggiare/rilassarsi in diretta". Un fenomeno reso possibile dall'avvento di innumerevoli applicazioni di videochiamate: FaceTime, Houseparty, Messenger, Fam, Tribe, Airtime, etc. Applicazioni da milioni di utenti al giorno che per lo più appartengono alla fascia della Generazione Z.

Un elemento che non stupisce: secondo il Pew Research Center, il 75 percento degli adolescenti americani ha accesso ad uno smartphone e lo guarda oltre 80 volte al giorno. Questo dato, unito al fatto che gli sviluppatori hanno accesso a sempre più risorse per lo sviluppo, ha portato al proliferare di applicazioni che mettono in contatto gli utenti anche dalla distanza. Così, secondo Pew, fuori da scuola i ragazzi si vedono sempre meno di persona e sempre di più attraverso le videochat. "Per me questo è l'inizio di una nuova storia" spiega Ted Livingston, fondatore e CEO di Kik, un'altra applicazione usata da 300 milioni di utenti. "Gli adolescenti si ritrovano con gli amici sul telefono".

Lo fanno anche in maniera passiva, semplicemente aprendo l'app e collegandosi con gli amici mentre fanno altre cose, quasi come una finestra sempre aperta sulle vite dei propri conoscenti. È l'evoluzione dei servizi di messaggistica che da ormai 20 anni, prima su PC e poi su smartphone, accompagnano la crescita delle nuove generazioni, dalla X ai Millennials. Il problema, avvertono gli esperti, è che in questo caso i giovani escono sempre meno di casa, diminuendo drasticamente l'attività fisica e aumentando la vita sedentaria. "La chiamo era post-selfie" ha spiegato Sima Sistani, co-fondatore di Houseparty. "È un approccio più immediato di quello di molti altri social network".

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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