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Google ancora sotto accusa per l’acquisizione di Ita Software

Anche le autorità USA aprono indagini su Mountain View, per l’acquisizione di Ita Software. Nel mirino delle autorità anche le applicazioni per smartphone.
A cura di Gabriella Conte
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Non sembra esserci sosta per il gigante di Montain View, le accuse sembrano provenire su tutti i fronti e da ogni parte.

Dopo la vicenda Google Books e dopo le denunce della Microsoft all'Antitrust dell'Unione Europea, ora il motore di ricerca sembra essere anche nel mirino delle autorità americane. Infatti, la Federal Trade Commission vorrebbe verificare le implicazioni della possibile acquisizione, da parte del gigante di Mountain View, di Ita Software, una start up specializzata nella vendita di biglietti online.

Ciò su cui le autorità vorrebbero indagare riguarderebbe l'impatto di questa nuova acquisizione, del valore di 700 milioni di dollari, nelle ricerche fra i risultati di Google. Insomma, la FTC nutre dei dubbi su questa operazione economica del motore di ricerca, che potrebbe essere un'ennesima mossa di Mountain View per accrescere la propria posizione dominante nel mercato, questa volta nel comparto dei voli aerei prenotabili sul web.

Intanto, però, nelle ultime ore, Jeff Huber, responsabile Google, ha comunicato, tramite il blog ufficiale del gruppo, che Mountain View avrebbe ricevuto l'approvazione dello Justice Department  per l'acquisizione di ITA software che, stando alle parole del gruppo, continuerà ad operare come ha fatto in passato, ma, ora, con il controllo di Google.

Un comunicato ufficiale del DOJ prevede alcuni limiti da non oltrepassare, per non violare, appunto, le leggi della libera concorrenza sul mercato. Infatti, il motore di ricerca, grazie a questa acquisizione della start up, potrà inserire fra i propri risultati sul web informazioni che l'utente potrà usare e gestire facilmente nell'acquisto di voli online. Al tempo stesso, però, il DOJ prevede che Google potrà concedere questi servizi, ma dovrà anche preoccuparsi di finanziare la ricerca e lo sviluppo nel nuovo gruppo che ha acqusito.

Una posizione non facile quella di Google, al momento, se pensiamo anche al fatto che questo non é l'unico grattacapo per BigG.

Un altro problema nasce, infatti, dalle  applicazioni per smartphone. Sembra, infatti, che la corte federale del New Jersey voglia aprire un'indagine sulle apps per i telefonini che operano su piattaforma Android (Google) e iOs (Apple). Il capo d'accusa che graverebbe su Google riguarderebbe la violazione della privacy operata da queste apps che raccolgono e inviano dati personali (come l'accesso al numero di serie del telefono o alla locazione dell'utente), probabilmente mancando anche al requisito della trasparenza, ovvero non é ancora chiaro se l'utente sia cosciente che questi dati sarebbero poi visibili a terzi.

Il Wall Street Journal avrebbe preso in esame 101 applicazioni e più della metà, almeno 56, trasmettevano il codice Imei dello smartphone e 47 la locazione geografica dello stesso. Si é verificato, poi, anche la raccolta e la trasmissione di dati personali, come l'età o il sesso dell'utente. Sotto accusa, per le autorità oltreoceano, ci sarebbe anche il servizio musicale Pandora, anche se i suoi sviluppatori hanno dichiarato che la raccolta delle informazioni degli utenti serve soltanto a migliorare il servizio offerto agli utenti.

Insomma, tutti questi elementi sul banco delle autorità giudiziarie europee ed americane sembrano avere un unico comun denominatore: la protezione di elementi fondamentali che, a volte, fanno a cazzotti con il web. Copyright, privacy e libera concorrenza.

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