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Google ci controllerà con un chip in testa: una visione dagli occhi di Ian Burrell al GooglePlex

La visita di Ian Burrell al GooglePlex ci apre le porte della realtà Google e ci fa riflettere su quanto vicino sia il momento in cui un chip si insedierà nelle menti umane, dimostrando quanto inarrestabile sia il progresso tecnologico.
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La fiducia per Google è tutto. Proprio questa è stata vacillante a causa del polverone sollevatosi a seguito delle accuse di violazione del Programma PRISM del NSA da parte del gigante di Mountain View, smentite personalmente dal CEO di Big G., Larry Page, che ha negato ogni possibile divulgazione di dati degli utenti della rete.

In occasione della visita di Ian Burrell al GooglePlex, il Quartier Generale di Google,  si parla di svolta tecnologica nel rapporto con gli utenti ideata dalle menti visionarie che popolano gli uffici di Big G.
Già oggi Google è imbattibile nella raccolta di informazioni. Infatti, gestisce circa il 90 per cento delle ricerche sulla rete nel Regno Unito. Quando si vuole sapere qualcosa ci si rivolge a Google. Ma questo basta a Mountain View? No.

Già con i Google Glass Big G. ha fatto un passo avanti nell'entrare nell'intimità degli individui, sconfinando quelli che erano originari limiti. Oggi Sergey Brin, co-fondatore, afferma che l'obiettivo è quello di "invadere" la mente umana con un chip da inserire nella mente di ognuno di noi, portandoci a diventare dei computer. Fantascienza? Per ora visioni della mente di una delle aziende più rivoluzionarie e disruptive presenti sul globo. Domani, chissà.

Intanto, Burrell ha provato One Explorer e lo ha definito un prototipo solo in parte funzionante. Nello specifico, è in grado di rispondere solo a domande semplici, limitando l'interazione. 10.000 persone lo stanno provando, web developer e social media manager. L'uso della macchina fotografica in interazione con i Glass è stato buono ed il potenziale è elevatissimo.

Lo scopo dei Glass non è quello di sostituire gli smartphone, bensì di diventarne un complemento. I Glass si servono del dispositivo mobile in tasca per localizzarti. Sono stati concepiti, inoltre, in modo tale che le persone che guardano in volto chi li indossa sappiano quando li sta consultando.

Knowledge Graph è la realtà entro la quale i Glass si inseriscono, come solo una minima parte di quanto Google aspira a fare. In poco più di un anno i fatti immagazzinati sono arrivati a 18 miliardi, relativi a più di 570 milioni di soggetti. Questa è alla base di Google Now, che dal traffico al meteo è in grado di informare l'individuo su qualsiasi cosa lo stia circondando, in tempo reale.

L'innovazione in casa Google non si ferma, migliorata la messaggistica, i sistemi di traduzione delle lingue e tanto altro. Scott Huffman, il Direttore Tecnico di Google, dichiara "Se mi guardo indietro di 10 anni c'è stato un computer sulla mia scrivania e oggi c'è un computer in tasca e ha ancora uno schermo e una tastiera…..andando avanti ancora un pò, penso che ci sarà un dispositivo nei miei occhiali o nel mio orologio da polso o nella camicia".

Se ragioniamo in questa direzione l'idea di un chip integrato nella testa degli individui non sembra poi così tanto fantascientifico: è solo questione di tempo.

Dagli occhi di Ian Burrell vediamo il GooglePlex

Ogni visitatore del GooglePlex può testimoniare che questa non è una società normale. All'ora di pranzo i dipendenti giocano a beach volley. la statua di uno scheletro di dinosauro – giustapposizione tra passato e futuro – è stato decorato ed è sospeso in aria. Attorno al patio centrale ci sono tende nei colori primari Google-style che danno l'impressione di trovarsi in un luogo di villeggiatura.

Alla mensa si offrono piccoli piatti per evitare gli sprechi ed incoraggiare una sana alimentazione.  Frutta e acqua sono collocate al livello degli occhi, per incoraggiarne il consumo, ma si deve chinare il capo per le bevande zuccherate. Tutto è basato sui dati. Gli ingredienti dei piatti sono indicati sul display con i colori semaforici per trasmettere le credenziali dei prodotti più o meno sani. 

Ci sono sette palestre e i dipendenti sono capaci di camminare su un tapis roulant in palestra e contemporaneamente lavorare da una scrivania appositamente realizzata con uno schermo dei computer di grandi dimensioni. Nelle vicinanze c'è un spazio di meditazione giapponese.  L'edificio 43 è decorato con un modello gigante della Virgin Galactic Space Ship One, donata da Sir Richard Branson, e l'edificio 2000 ha un lungo scivolo d'argento che permette di bypassare le scale.

Sono in tanti a desiderare un posto di lavoro qui. 10.000 i dipendenti. Ma l'azienda ottiene due milioni di domande l'anno, figuriamoci la selezione che occorre fare. Situazione ripresa in un movie – The internship – in parte girato al Googleplex.

Cosa aspettarsi da Big G.? e, siamo pronti ad un'innovazione disruptive quale un chip cerebrale potrebbe essere? Per adesso limitiamoci a fantasticare.

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