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Google dal prossimo giugno vieterà annunci di criptovalute e ICO

Dal prossimo mese di giugno su Google non sarà più possibile fare pubblicità su criptovalute come Bitcoin, Ethereum, Ripple e le altre monete digitali e sulle ICO, le “initial coin offering”.
A cura di Francesco Russo
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Dal prossimo mese di giugno su Google non sarà più possibile fare pubblicità su criptovalute, quindi Bitcoin, Ethereum, Ripple e le altre valute digitali, e sulle ICO "initial coin offering" (offerte iniziali di monete), sistema con cui le startup raccolgono fondi distribuendo monete virtuali. È una decisione che il colosso di Mountain View prende dopo quella di Facebook, annunciata lo scorso gennaio e dopo l'aggiornamento della sua policy che comprende, ora, il divieto di annunci pubblicitari di "prodotti finanziari a rischio". La nuova policy estende il divieto anche agli annunci pubblicitari di aggregatori e affiliati, di conseguenza non saranno più accettai annunci "su criptovalute e contenuti relativi".

Google mette al bando gli annunci che pubblicizzano le criptovalute e le ICO. Attualmente è sufficiente scrivere "bitcoin" su Google per visualizzare che prima dei risultati compaiono degli annunci pubblicitari su dove comprare bitcoin, appunto. Dal mese di giugno quegli annunci in alto non compariranno più. L'annuncio di Google arriva dopo quello di Facebook fatto a gennaio scorso. "Vogliamo che le persone continuino a scoprire nuovi prodotti e servizi attraverso le pubblicità su Facebook senza dover temere truffe. Diverse compagnie che pubblicizzano criptovalute non operano in buona fede" aveva spiegato Mark Zuckerber, CEO e fondatore di Facebook, nell'annunciare la decisione. Di recente però Bloomberg aveva scoperto che alcuni aggiravano il divieto di fare pubblicità su Facebook scrivendo bitcoin in modo sbagliato, aggiungendo, per esempio, lo zero al posto della "o". In relazione a questa osservazione, Google ha già fatto sapere di voler prevenire ed evitare situazioni simili.

Inoltre, Google ha fatto sapere, nel suo periodico rapporto Bad Ads, che nel 2017 sono stati rimossi oltre 3,2 miliardi di pubblicità che violavano le sue policy. Un dato che equivale a ad un ritmo di 100 pubblicità irregolari al secondo, quasi il doppio rispetto al 2016. Per "annunci cattivi" si intende quelli che diffondono virus malevoli (malware) e phishing per rubare dati, oppure quelli "trick-to-click", cioè quelli che inducono a cliccare su un'immagine con finalità ingannevoli.

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