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Opinioni

Google, Facebook e Twitter rendono le persone stupide

I motori di ricerca ed i social network sono diventati il modo più veloce per accedere ad informazioni su tutto ciò che accade nel mondo e per trovare le risposte ad un numero infinito di quesiti. Ma un uso eccessivo di questi mezzi potrebbe compromettere l’abilità di pensare di chi ne abusa.
A cura di Dario Caliendo
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L'allarme arriva dal Dottor Iyad Rahwan, membro onorario dell'Università di Edimburgo, che ha dichiarato a voce alta che se l'uso costante dei motori di ricerca e dei social network può far sembrare le persone più intelligenti, in realtà si tratta di un'apparenza superficiale. La scoperta è stata possibile grazie all'utilizzo di un test psico-attitudinale mirato, al quale Rahwan ha sottoposto alcuni di volontari che hanno dovuto avere a che fare con una serie di domande e problemi apparentemente semplici, con i quali si è giunti ad una conclusione: le persone spesso vengono a conoscenza delle risposte giuste grazie all'utilizzo dei motori di ricerca, e sono spinti a condividerle tramite i social network, ma in realtà non apprendono il processo analitico necessario a risolvere i problemi, non comprendendo a pieno quindi le soluzioni.

"Quando impariamo osservando cosa fanno gli altri, riconosciamo ed adottiamo una buona informazione ed un buon comportamento" – Spiega Rahwan – "purtroppo però, non riusciremo mai a comprendere la metodologia che ha portato razionalmente alla risoluzione del problema, il che rende praticamente impossibile riuscire a risolvere un problema analogo autonomamente".

L'effetto della rete sulla formazione umana è un dibattito lungo e complesso, ma sull'effetto che avrebbero avuto i social network non se n'era ancora discusso. Alcuni studi precedenti hanno dimostrato come la tendenza a trovare le risposte tramite i motori di ricerca possa rendere de-facto le persone meno intelligenti e possa far diminuire radicalmente la possibilità delle stesse di concentrarsi e conservare le informazioni.

Secondo Iyad Rahwan "copiare semplicemente ciò che dicono e fanno gli altri, in alcuni casi potrebbe essere molto più produttivo", ed in effetti questa sorta di apprendimento sociale ha spesso aiutato in passato l'uomo ad evolversi consentendolo di adottare rapidamente nuove tecnologie e strategie. Ma copiare ed imitare ha diversi lati negativi, "perchè tramite un lento pensiero riflessivo l'uomo potrebbe conoscere molto di più se stesso ed apprendere molto meglio i processi analogici necessari per risolvere i problemi", conclude lo studioso.

I risultati del test psicoattitudinale attuato da Rahwan e colleghi suggeriscono come le reti sociali, nello specifico Facebook e Twitter, possano essere dei mezzi incredibilmente potenti per la diffusione di idee ed amplifichino l'apprendimento sociale, a patto che gli interessati cerchino fonti diverse ed affidabili.

E' un particolare che in un certo senso è stato messo in risalto anche in un'altra ricerca effettuata effettuata da un gruppo di studiosi statunitensi, dalla quale è emerso che la costante attività online su Facebook, tende ad aumentare l'interesse degli utenti relativo agli argomenti politici, alimentandone le attività, ma spingendoli ad evitare il dibattito (che rappresenta l'anima stessa della politica) semplicemente ignorando le persone che non sono in linea con le loro ideologie.

Quello emerso dalla ricerca del Dott. Rahwan è un problema non di poca importanza, che ovviamente andrebbe studiato approfonditamente, senza correre il rischio di cadere sul generalismo e sui soliti luoghi comuni. Ma una cosa è certa: l'apprendimento sociale è parte integrante del processo conoscitivo degli individui, il rischio che hanno fatto aumentare esponenzialmente i social network ed i motori di ricerca però, è che la maggior parte delle persone si limitino a trovare le soluzioni ai quesiti semplicemente digitandole, senza rifletterci e ragionarci, con il rischio di apprendere sì le informazioni, per poi dimenticarle rapidamente e non essere in grado di applicarle.

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