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Google vuole unirsi ad Apple per un servizio di messaggistica che può battere WhatsApp

Il sistema in questione è un protocollo chiamato RCS (acronimo di rich communication services), che Google sponsorizza da tempo. È aperto all’utilizzo da parte di tutti gli operatori telefonici e i produttori di smartphone, viene spesso descritto come il futuro degli SMS e non avrebbe bisogno di app esterne da installare.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Una piattaforma di messaggistica gratuita che permetta agli utenti con uno smartphone di comunicare tra loro senza dover scaricare senza app, a prescindere dalla marca del dispositivo che hanno in mano: è lo sforzo che Google sta portando avanti da anni, finora senza particolare successo ma muovendo piccoli passi nella giusta direzione. Il sistema in questione è un protocollo chiamato RCS (acronimo di rich communication services): è aperto all'utilizzo da parte di tutti gli operatori telefonici e viene spesso descritto come il futuro degli SMS. Ora però sembra che Google voglia convincere ad adottarlo l'unica azienda che, se d'accordo, ne decreterebbe il successo immediato: Apple.

L'invito di Google

L'invito è arrivato in una forma decisamente criptica, attraverso un tweet pubblicato dal senior vice president di Google, Hiroshi Lockheimer. Nel suo cinguettio il dirigente della casa di Mountain View fa riferimento all'RCS come una soluzione ideale per comunicare tra dispositivi differenti, ed estende un invito "al gruppo di persone che può aiutare a risolvere questo tipo di problema", facendo riferimento proprio alla casa di Cupertino.

La frecciata è rivolta ad Apple in tono scherzoso, ma dietro al tweet di Lockheimer si nasconde un invito serio. È da qualche anno in effetti che Google si può considerare la più fervida sostenitrice dell'RCS. L'ha adottato all'interno dei telefoni Android come standard e ha tutto l'interesse a promuoverlo – soprattutto a scapito di sistemi come la rete Messaggi di Apple, che contribuisce non poco a mantenere gli utenti iPhone affezionati ai loro dispositivi. D'altro canto non stupisce che Apple finora non abbia mai voluto sentire parlare di RCS: il suo sistema di messaggistica proprietario funziona adeguatamente e soprattutto rappresenta un disincentivo ad abbandonare gli iPhone da parte di chi è curioso di passare alla concorrenza.

I vantaggi dell'RCS

L'RCS non è un sistema perfetto, ma un'adozione in massa porterebbe diversi vantaggi. Considerato spesso come l'SMS 2.0, in realtà è un sistema di messaggistica istantanea fatto e finito, adatto a gestire le comunicazioni di gruppo, a proteggere con crittografia le chat singole, a supportare le note vocali, le videochiamate e le chiamate audio, a visualizzare lo stato online dei contatti, a condividere le posizioni GPS, a trasferire file e molto altro; il tutto integrandosi direttamente con il sistema operativo dei telefoni, ovvero senza bisogno di app esterne. Si tratta di fatto di un'alternativa concreta ai colossi della messaggistica come WhatsApp e WeChat, che ormai stanno dotandosi di funzionalità che vanno ben oltre il solo scambio di messaggi.

Il quasi monopolio di WhatsApp

In particolare i disservizi subiti da WhatsApp all'inizio della settimana hanno evidenziato i rischi legati al fatto che centinaia di milioni di persone abbiano scelto negli anni di affidare una parte così importante della loro vita online a un'unica azienda. Quando si è trattato di trovare un metodo di comunicazione alternativo, qualcuno si è riversato in modo estemporaneo su piattaforme alternative come Telegram e Signal; una minoranza si è affidata agli SMS a pagamento; la maggior parte delle persone ha semplicemente scelto di attendere la fine del blackout, senza sapere quanto tempo sarebbe servito.

Non è chiaro cosa risponderà Apple all'invito di uno di dirigenti di spicco della casa concorrente, né se effettivamente farà pervenire una risposta. Ora come non mai però sono chiari i pericoli e i limiti che derivano dal non avere a disposizione una piattaforma di messaggistica capace di offrire un'alternativa ai miliardi di utenti ospitati su WhatsApp.

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