Quello di Zuckerberg è un annuncio epocale per l'azienda di Menlo Park: da oggi Facebook ha reso disponibili le sue assunzioni anche per posizioni da remoto e nel corso dell'anno molti dei 48.000 dipendenti potranno richiedere di lavorare da casa per un tempo indefinito. Entro i prossimi 10 anni, spiega Zuckerberg, Facebook potrebbe trasformarsi in un'azienda caratterizzata da una forza lavoro prevalentemente da remoto. Un cambiamento totale della politica aziendale: fino ad oggi Facebook pagava i nuovi assunti un bonus di 15.000 dollari se vivevano o si trasferivano vicino agli uffici di Menlo Park.
"Saremo l'azienda che guiderà questa trasformazione da remoto" ha spiegato Zuckerberg durante un'intervista con The Verge. "Dobbiamo farlo in una maniera che sia ragionata e responsabile, quindi lo faremo con cautela. Ma penso che sia possibile che nei prossimi 10 anni metà della nostra forza lavoro possa lavorare permanentemente da casa". Con i suoi 48.000 dipendenti in 70 offici sparsi in tutto il mondo, Facebook è la più grande azienda a sottoscrivere in maniera così aggressiva lo smart working durante questa pandemia. Una presa di posizione condivisa da altre realtà, come Twitter e Coinbase.
Per capire quanto epocale sia questo cambiamento, bisogna comprendere quanto è importante il concetto di vicinanza per la Silicon Valley. Tutto l'ecosistema delle startup e dei colossi tecnologici si basa sull'idea di lavorare a stretto contatto tra colleghi, sul vivere in campus che offrono tutto e che cercano di "inglobare" i dipendenti anche al di fuori dell'orario lavorativo e sulla generale convinzione che condividere spazi comuni contribuisca a un lavoro migliore. Fino a oggi Facebook prevedeva un bonus di 15.000 dollari se i nuovi dipendenti acconsentivano a vivere a meno di 10 miglia dagli uffici. Ora invece cambierà tutto.
L'azienda inizierà a riaprire gli uffici il prossimo 6 luglio, mantenendo un livello di occupazione degli spazi del 25 percento circa. In questo caso il lavoro da remoto sarà una necessità, perché non tutti i dipendenti potranno recarsi in ufficio. Ma nelle ultime settimane Zuckerberg sembra essersi fatto persuadere dai benefici di una forza lavoro distribuita su tutto il territorio e non concentrata solamente negli uffici aziendali; in questo modo il social potrà anche raggiungere un enorme nuovo numero di potenziali dipendenti che prima erano esclusi dalle selezioni perché impossibilitati ad andare in ufficio.
"Penso che l'esperienza del lavoro da remoto sia stata più positiva di quanto ci aspettassimo" ha spiegato Zuckerberg. "Penso ci sia un elemento pratico, cioè che le persone non potranno tornare in ufficio per un po'. Anche con il distanziamento sociale, pensiamo che gli uffici avranno una densità del 25 percento circa. Quindi, visto che le persone dovranno stare a casa per un po', penso che dovremo diventare bravi a farlo". Ma chi potrà decidere di lavorare da remoto? Il CEO spiega che chi ha esperienza, un ruolo importante in azienda, buone performance e fa parte di un team che può supportare il lavoro da remoto, allora potrà lavorare da casa.
Il motivo è semplice. "I più giovani non hanno mai lavorato in un'azienda e hanno bisogno di imparare come si lavora in una realtà come questa" spiega Zuckerberg. "A differenza di molte altre aziende, noi assumiamo molti ragazzi e molte ragazze appena uscite dal college, che quindi non hanno esperienza. Fa parte della nostra strategia e continueremo a farlo". Chiaramente la mossa ha anche potenziali rischi, legati soprattutto proprio a quell'idea di lavoro collaborativo da cui sono nate le idee migliori. In questo l'approccio del "campus" è fondamentale: resta da capire se con il lavoro da remoto le aziende riusciranno a restare altrettanto creative pur non avendo spazi di condivisione fisici. E Zuckerberg? Il fondatore ha spiegato che probabilmente preferirà lavorare da casa più spesso rispetto al passato. "Penso di passare più tempo da remoto" ha concluso.