Sono queste le parole di Sean Parker, lo sviluppatore che a 20 anni creò Napster e a 25 anni fu presidente di Facebook, che in un mea culpa si proclama una specie di "obiettore di coscienza" per quanto riguarda i social media.
Quando un social network cresce fino a un miliardo o due miliardi di persone, è chiaro che cambia letteralmente la tua relazione con la società e con gli altri. Probabilmente interferisce in misteriosamente con la produttività in strani modi. Solo Dio sa cosa stia facendo ai cervelli dei nostri bambini.
A mettere in evidenza il lato oscuro dei social network – generalmente molto sottovalutato dai più – non è quindi un semplice tecnofobico, ma una persona che di nuove tecnologie di social network ne sa a bizzeffe. Ed è per questo che potrebbe sembrare piuttosto strano leggere l'uomo ormai diventato presidente del "Parker Institute for Cancer Immunotherapy" e che deve ai social network gran parte dei suoi profitti, affermare che sono proprio i social i primi sistemi a sfruttare le debolezze psicologiche delle persone.
Parker afferma che tutti i social, con Facebook al comando, sono partiti da una semplice domanda: "Come riusciamo a consumare la maggior parte possibile del vostro tempo e della vostra attenzione cosciente?"
Ed è per questo che hanno "sfruttato una vulnerabilità nella psicologia umana", cioè il bisogno di riconoscimento sociale. Una debolezza della quale lui stesso assieme a Zuckerberg e Kevin Systrom di Instagram erano "del tutto coscienti" ma che nonostante le implicazioni che avrebbe potuto avere sulla società "hanno deciso di sfruttare comunque".
In che modo? "Garantendo a tutti gli utenti un pizzico di dopamina, quando qualcuno commenta una foto o mette un ‘mi piace' a un post che è stato pubblicato".
Quanto sia sincera la confessione di Sean Parker è ancora tutto da vedere, ma le sue dichiarazioni sono un chiaro segnale di un personale cambiamento, con la coscienza da parte dell'ex presidente di Facebook che – dopo queste dichiarazioni – "Mark Zuckerberg potrebbe bloccare" il suo account.
È chiaro però che ormai sia la tecnologia e non l’economia o il governo la vera forza trainante dietro i grandi cambiamenti sociali e – probabilmente – le dichiarazioni di Parker non sono del tutto campate in aria.