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I social non bloccano le fake news no-vax: i 12 maggiori diffusori sono ancora tutti online

Il gruppo di influencer è stato identificato a fine marzo da uno studio del Center for Countering Digital Hate e segnalato ai responsabili del social anche attraverso la politica. A più di un mese di distanza però un altro studio dimostra che i moderatori dei social non hanno preso provvedimenti particolari nei loro confronti.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Facebook e gli altri social network hanno un problema con la disinformazione a tema no-vax, ma quando si tratta di prendere provvedimenti per risolverlo le loro azioni non sono sempre adeguate. Lo dimostra il caso della disinformation dozen, un gruppo di 12 persone che sono state individuate come le responsabili del 65 percento delle fake news no vax diffuse su Facebook negli Stati Uniti: il gruppo di influencer è stato identificato a fine marzo da uno studio del Center for Countering Digital Hate e segnalato ai responsabili del social anche attraverso la politica, ma a più di un mese di distanza i moderatori non hanno preso provvedimenti particolari nei loro confronti.

La conseguenza è che, in un momento cruciale per le campagne vaccinali contro il coronavirus negli Stati Uniti e nel mondo, 10 di queste personalità stanno proseguendo nelle loro attività di disinformazione ancora oggi su Facebook, e tutte — su una piattaforma o sull'altra — sono comunque ancora online.

Chi diffonde fake news no-vax sui social

A denunciarlo è un ulteriore studio proveniente sempre dal CCDH che riprende il discorso interrotto nel report di marzo concentrandosi sugli stessi 12 individui — che sono personalità ben definite e molto seguite nelle rispettive sfere di influenza. Il teorico della medicina alternativa Joseph Mercola e la partner, Robert Kennedy (nipote dell'ex presidente degli Stati Uniti) e tutti gli altri condividono sui social un atteggiamento apertamente no vax unito solitamente alla vendita di libri e prodotti, rimedi che ruotano intorno alle fake news diffuse a mezzo social — motivi per cui dovrebbero essere sospesi da queste piattaforme per violazione delle regole.

Provvedimenti insufficienti

Eppure, nel mese trascorso dalla pubblicazione del primo rapporto, le conclusioni del CCDH sono amare: solo 2 su 12 influencer no-vax hanno smesso di diffondere attivamente fake news attraverso le loro pagine su Facebook. Tutti gli altri continuano nella loro attività, pubblicando contenuti che — soltanto nell'ultimo mese — sono stati visti quasi 30 milioni di volte, senza contare le ricondivisioni nei gruppi privati che sfuggono alle ricerche. Il problema coinvolge anche Instagram (sempre del gruppo Facebook) e Twitter, ma è proprio sul social di Mark Zuckerberg che la propagazione di queste nozioni si fa più rapida e la situazione è meno cambiata rispetto a un mese fa.

Tra le date di pubblicazione dei due rapporti i social sono anche stati chiamati a raccolta dal Senato degli Stati Uniti, dove i loro rappresentanti sono stati interpellati proprio sul tema della disinformation dozen. La portavoce di Facebook ha risposto che il social aveva provveduto a rimuovere quei contenuti e bloccare gli account che violavano le regole, ma le conclusioni del secondo rapporto vanno in senso opposto.

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