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I trafficanti di armi ora fanno affari anche su Snapchat

Le armi vengono acquistate in grandi quantità in stati dove la legislazione è più permissiva e rivendute tramite molteplici account a utenti che non vi hanno libero accesso. Snapchat vieta questo utilizzo del social ma come avviene anche su altre piattaforme sembra non riuscire a tenere il fenomeno sotto controllo.
A cura di Lorenzo Longhitano
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È conosciuto come il social più amato da ragazzi e ragazze, ma dietro ai messaggi effimeri e ai filtri di Snapchat si nasconodono comportamenti illeciti esattamente come avviene sugli altri social di portata più ampia. Nella fattispecie — riferisce il Guardian — tra gli utenti della piattaforma si nascondono anche trafficanti di armi da fuoco, che utilizzano i propri profili per vendere merce illegalmente ad altri acquirenti iscritti al social. I casi raccontati dalla testata sono tre, hanno avuto origine tutti negli Stati Uniti e sono tutti stati già chiusi dall'ATF — il dipartimento USA che si occupa della regolamentazione di alcol, tabacco, armi da fuoco ed esplosivi — ma è molto probabile che il fenomeno abbia una portata più ampia.

Del resto lo schema utilizzato dai trafficanti è sempre il medesimo e fin troppo semplice da seguire. Innanzitutto le armi vengono acquistate legalmente in Stati nei quali la legislazione è più permissiva e i commercianti acconsentono alla vendita anche di centinaia di unità a un singolo individuo; successivamente i rivenditori le mettono a disposizione di sconosciuti allestendo numerosi profili su Snapchat; i profili vengono infine contattati da utenti residenti in giurisdizioni più restrittive, che sono dunque interessati a un acquisto sottobanco.

È negli ultimi due passaggi che dovrebbe intervenire Snapchat: il social network vieta infatti espressamente qualunque attività illegale, e in particolare proibisce annunci pubblicitari inerenti ad armi da fuoco ed eventuali accessori. I controlli messi in campo dal gruppo si basano sulle segnalazioni degli utenti e su un sistema di riconoscimento delle immagini, ma evidentemente non riescono a tenere il passo di ciò che avviene sui suoi server. È un problema grave e di difficile soluzione, che del resto affligge anche altre piattaforme come Facebook: dopo aver vietato la vendita delle armi sul suo social ormai più di tre anni fa, il social viene ancora oggi ingannato da trucchi di banalità sconvolgente, come pubblicare annunci che riguardano solamente l'involucro delle armi richieste, mentre nella transazione sono chiaramente incluse anche le armi vere e proprie.

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