Il 75% degli imprenditori ha bisogno di reti telematiche più moderne
Il digital divide fa sentire ancora il suo peso sul mercato imprenditoriale italiano. Lo afferma un report presentato durante la tavola rotonda “L’Italia verso Europa 2020: come prosperare in una decade di crescita zero”, organizzata da Business International di Fiera Milano Media e che ha visto la partecipazione di Carlo Cottarelli , Direttore del Dipartimento Affari fiscali del Fondo monetario internazionale,Filippo Patroni Griffi, Ministro per la Pubblica Amministrazione e la Semplificazione, Antonio Catricalà, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio e Michel Martone, Viceministro per il Lavoro e le Politiche Sociali.
Il mercato imprenditoriale italiano ha subito pesantemente la crisi economica, con oltre il 66% delle aziende che dichiara di averne subito gli effetti, un aumento dell'8% rispetto alla stessa indagine realizzata nel 2009. Solo il 21% dichiara che le proprie condizioni sono rimaste immutate a fronte del 31% di tre anni fa mentre a crescere è stato il 13%, due punti in più dall'ultima rilevazione. Per ciò che riguarda le maggiori criticità affrontate dagli imprenditori, dopo la diminuzione degli ordini e delle vendite e l'insolvenza dei clienti è l'inefficienza burocratica è la P.A: a creare maggiori problemi, con il 50% delle imprese che subiscono l'inefficienza della burocrazia e il 25% i ritardi nei pagamenti degli enti pubblici.
Inevitabili poi sono le esigenze e le problematiche legate al tema dell'informatizzazione. Il 75% delle imprese interrogate da Business International chiede infatti reti telematiche e infrastrutture più moderne. Il Governo Monti come mai nessun prima si è impegnato su più fronti nella promozione dell'Agenda Digitale Italiana ma il nostro paese continua ad arrancare ed a rincorrere i partner stranieri. La lentezza con cui procede l'evoluzione digitale dell'Italia secondo gli imprenditori è legata principalmente alla crisi economica (53%), all'eccessiva burocrazia da affrontare (43%) e naturalmente la carenza di infrastrutture tecnologiche (41%).