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Il Chromebook diventa Pixelbook: ora Google sfida davvero MacBook e Surface

‪Il Pixelbook è tornato ed è qui per sfidare i re. Google ha annunciato un nuovo modello del portatile basato su ‪Chrome OS‬ che, per la prima volta, vuole davvero competere con dispositivi come i MacBook di Apple e i Surface di Microsoft.
A cura di Marco Paretti
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‪Il Pixelbook è tornato ed è qui per sfidare i re. Google ha annunciato un nuovo modello del portatile basato su ‪Chrome OS‬ che, per la prima volta, vuole davvero competere con dispositivi come i MacBook di Apple e i Surface di Microsoft. Come? Passando dal proporre un dispositivo economico dalle performance nella media ad un PC potente e costoso: si parte da 999 dollari fino ad una configurazione massima da 1.649 dollari. Un approccio che, insieme ad un design curato nei minimi dettagli, avvicina ulteriormente l'azienda di Mountain View a quella di Cupertino: come concetto l'azienda di Big G ha di fatto presentato un iPhone e un MacBook, cioè dispositivi realizzati internamente e basati su un sistema operativo proprietario.

Ma a chi sono rivolti i Chromebook? Ad oggi i portatili di Google compongono il 50 percento del mercato educativo: un grande numero di studenti utilizzano i Chromebook per studiare e si trovano a loro agio con il Chrome OS, ma quando si tratta di passare ad una fascia più alta – per esempio quando si entra in un college – la scelta è quasi obbligata. In breve, si passa ad un Mac o ad un Windows. Il perché del prezzo è giustificato dai numeri: i portatili sopra ai 999 dollari compongono il 20 percento del mercato e rappresentano il segmento più in crescita. Per questo Apple ha rinnovato fortemente la sua linea di MacBook, Microsoft ha introdotto il Surface Laptop e Google ha scelto di impegnarsi ancora più fortemente in questo campo e in questa fascia.

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Già, perché il primo Chromebook Pixel era, di fatto, solo un piccolo esperimento che ha poi generato una serie di proposte di altre aziende basate su Chrome OS. Ora, invece, è Big G a tornare sul campo con una proposta davvero completa. Con un MacBook, sotto certi punti di vista, che vuole competere dal punto di vista di design e specifiche con i grandi. È spesso solo 10 millimetri, ha una scocca di alluminio e un rivestimento posteriore in vetro simile a quello degli smartphone Pixel di Google. Nella parte frontale è presente una zona in silicone "avanzato" che consente una posizione più confortevole e aiuta a proteggere lo schermo quando il portatile è chiuso.

Lo schermo è un 12,3 pollici touchscreen, mentre il processore è un Intel i5 Kaby Lake di settima generazione che non richiede ventole per il raffreddamento. Il Pixelbook è dotato di due prese USC di tipo C e supporta la carica rapida grazie al caricatore da 45W compreso nella confezione: in 15 minuti si ricarica per due ore di utilizzo, mentre la durata massima della batteria è di 10 ore. L'elemento che lo avvicina ai Surface di Microsoft è però un altro: la Pixelbook Pen, una stilo utilizzabile con il portatile – non richiede connessione Bluetooth ma funziona come una normale penna per tavoletta elettronica – e caratterizzata da una latenza di soli 10 millisecondi. Un algoritmo basato sull'intelligenza artificiale aiuta il sistema operativo a "predire" dove si sta dirigendo la penna, in modo da diminuire ulteriormente il senso di latenza. Lo stesso approccio viene utilizzato dal trackpad per escludere l'input del palmo.

Cos'è Chrome OS

L'elemento attorno al quale orbita tutta l'esperienza dei Chromebook è però il sistema operativo proprietario di Google, il Chrome OS. Il Pixelbook non monta Windows né Linux né macOS, ma un sistema completamente nuovo e, almeno in teoria, in grado di soddisfare ogni necessità. Si basa su kernel Linux e sfrutta fortemente il cloud. Anche per questo i Chromebook sono diventati un punto di riferimento a livello educativo. Il problema, sotto certi aspetti, è però lo stesso dell'iPad Pro: si tratta di macchine potenti e ormai pronte a tutto, ma che in casi limite non consentono di svolgere il lavoro. Per quello bisogna ancora rivolgersi a Windows o macOS. In Google, però, questo gap non sembra essere un problema: gli ingegneri di Google hanno creato un'ottima macchina. E lo sanno.

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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