Un nuovo passo indietro che va ad eliminare la normativa introdotta lo scorso anno dalla Federal Communications Commission americana, con la quale i fornitori di una connessione al web erano obbligati a chiedere il consenso agli utenti prima di cedere i dati privati a fini pubblicitari. Ora, invece, potranno farlo liberamente. Con 215 voti a favore e 205 contrari, il Congresso Usa ha confermato la decisione già presa in precedenza dal Senato: la normativa approvata dalla FCC è stata azzerata e ora i provider possono disporre liberamente dei dati degli utenti, tra cui la cronologia della navigazione, la posizione, i numeri di previdenza sociale e le app scaricate dagli store.
Ora non resta che attendere la firma di Trump per ultimare questo dietrofront, elemento che ormai sembra essere scontato vista la natura repubblicana del provvedimento. Così i provider potranno non solo registrare gusti e usanze degli utenti sul web, ma anche rivendere queste informazioni per scopi pubblicitari senza notificare i propri clienti né chiedergli il consenso. Ma non solo, perché la normativa approvata lo scorso anno imponeva alle aziende ulteriori rafforzamenti delle difese dei dati privati degli utenti contro gli attacchi hacker, misure di sicurezza giustificate dagli attacchi degli ultimi anni che ora possono anche non essere messe in atto.
Una situazione che getta gli operatori nella stessa pentola d'oro dove già operano colossi come Facebook e Google, che proprio sui dati degli utenti sfruttati a fini pubblicitari guadagnano miliardi di dollari: il settore pubblicitario online ha un valore stimato di 83 miliardi di dollari. I provider, peraltro, godono di un grande vantaggio, potendo controllare l'intero traffico dati degli utenti senza limitarsi ai propri siti web. Una situazione che apparentemente non ha via di fuga: si può scegliere di non iscriversi a Facebook, ma se si vuole navigare sul web bisogna per forza di cose affidarsi ad uno di questi operatori. E spesso la scelta, nei vasti Stati Uniti, non è così ampia.
Com'era prevedibile, la decisione del Congresso ha scatenato le reazioni delle organizzazioni per i diritti in Rete da sempre schierate a favore della normativa approvata lo scorso anno dalla FCC. "Il voto di oggi significa una sola cosa: l'America non sarà mai sicura online dal momento che i dettagli più personali saranno segretamente sotto controllo e venduti al più magnanimo offerente" ha spiegato Jeffrey Chester, direttore del Center for Digital Democracy. È il primo passo, spiegano gli esperti, verso l'abolizione della net neutrality, la neutralità della rete tanto difesa durante gli anni di Obama. E che ora, durante il mandato di Ajit Pai come capo della FCC, potrebbe scomparire. "La neutralità della Rete è il principio che garantisce che gli operatori telefonici svolgano soltanto il ruolo di trasmettitori, senza che questi possano discriminare utenti, comunicazioni o accessi" si legge sul sito del collettivo di avvocati francesi La Quadrature du Net. Un principio che ora vacilla pericolosamente.