Tante accuse e, ora, anche una condanna. Contro Iliad si sono scatenate numerose polemiche fin dal suo arrivo in Italia, dove è stata accolta dall'entusiasmo degli utenti e dalle accuse dei competitor: pubblicità ingannevole, pratiche commerciali scorrette e violazione delle leggi, sull'operatore francese che basa tutta la sua offerta su prezzi accattivanti a una comunicazione che spinge fortemente la trasparenza se ne sono dette molte. Negli ultimi giorni, però, è arrivata anche la prima condanna da parte del Gran Giurì della pubblicità: la promessa di una copertura generalizzata di connessione 4G+ non è fondata, anche visto che allo stato attuale dell'infrastruttura non è ancora possibile offrire questo elemento in Italia.
Anche la comunicazione relativa ai costi di attivazione (pari a 9,99 euro) e all'utilizzo della rete dati in Europa è stata considerata poco trasparente dal Giurì, che ha imposto ad Iliad di interrompere la trasmissione di spot e affissioni o di sostituirli entro il 20 luglio. L'attacco nei confronti dell'operatore francese arriva anche da Codacons, secondo cui la promessa dell'offerta bloccata a 5,99 euro "per sempre" sarebbe scorretta: nel contratto si legge che l'operatore può modificare le condizioni contrattuali, quindi in futuro potrebbe decidere di aumentare il prezzo. In questo caso, però, è bene sottolineare che si tratta di una clausola contrattuale e di un'ipotesi del Codacons, che ha chiesto di eliminare questa voce pena l'avvio di una causa in tribunale per pratica commerciale scorretta.
Sempre il Codacons segnala irregolarità nella gestione del traffico dati una volta terminati i 30 GB mensili offerti da Iliad: gli utenti si trovano a pagare 0,9 cent al MB, cioè circa 9 euro per GB. Il problema è che la delibera Agcom 326/2010/Cons prevede che gli operatori blocchino l'accesso ad un servizio quando si termina il traffico per evitare bollette piacevoli sorprese in bolletta. L'ultima accusa è quella segnalata da TIM al ministro degli Interni, a cui è stato fatto presente che Iliad violerebbe il decreto antiterrorismo Pisanu, cioè quello che impone agli operatori di identificare gli utenti prima di attivare una SIM. L'operatore francese si avvale infatti anche di "SIM box" dalle quali gli utenti possono scansione il loro documento e registrare un breve video di presentazione. Una procedura poi controllata da un addetto umano che, nel caso di problemi, disattiva la SIM. Il punto criticato sarebbe proprio il tempo che intercorre tra l'attivazione e il controllo, che, di fatto, viola il decreto Pisanu.
"Rispetto a quanto emerso in seguito al procedimento avviato da alcuni competitor relativo alla nostra campagna pubblicitaria, desideriamo innanzitutto sottolineare che i messaggi sostanziali che la caratterizzano sono stati verificati e accolti come trasparenti e corretti. Sarà ovviamente nostra premura rendere alcuni degli aspetti legati alle modalità di comunicazione dell'offerta ulteriormente chiari, oltre quanto già indicato nei nostri canali" ha spiegato Iliad. "Nonostante le incredibili azioni che i competitor continuano a mettere in atto da quando siamo entrati sul mercato, ci sembra opportuno cogliere queste occasioni come possibilità per chiarire ancora ai nostri utenti che agiamo in trasparenza e in un'ottica di totale soddisfazione degli stessi".