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Opinioni

In arrivo lo Smartwork, il Telelavoro 2.0: una legge che rivoluzionerà il lavoro e la famiglia

Un disegno di legge che introdurrà una nuova tipologia di lavoro, fondata principalmente sulla fiducia reciproca tra lavoratore e datore di lavoro, che potrebbe far aumentare gli utili delle aziende di circa il 5,5%
A cura di Dario Caliendo
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Il telelavoro non funziona. E' un concetto vecchio di vent'anni che non ha mai mantenuto le promesse: allestire vere e proprie postazioni di lavoro a casa dei dipendenti è un procedimento troppo oneroso per le aziende, che sarebbero costrette a coprire anche le spese accessorie, come la connessione ad internet. D'altra parte, e questo è un dato di fatto, il telelavoro non ha mai conquistato neppure i lavoratori stessi che, seppur in un'idea idilliaca non sarebbero costretti ad uscire di casa, si troverebbero in realtà in un vero e proprio stato di isolamento, che li escluderebbe a priori dall'organizzazione aziendale, rendendo più difficile fare carriera.

E' ora di cambiare, è tutto pronto per lo smartwork. Una proposta di legge bipartisan che sarà depositata in Parlamento entro gennaio 2014 (il testo è online su Corriere.it), il cui scopo è principalmente quello di riuscire a dare la possibilità di conciliare meglio famiglia e lavoro, e nello stesso tempo migliorare gli utili per le aziende.

Un'evoluzione del telelavoro, una sorta di via di mezzo con il lavoro tradizionale, con il quale i dipendenti saranno liberi di decidere se recarsi fisicamente in azienda o se lavorare a casa senza vincoli d'orario, a seconda delle esigenze produttive del momento. "E' necessario un cambio di mentalità radicale. Tutto funziona solo se tra dipendente e azienda si stabilisce un patto di ferro basato sulla fiducia reciproca e sulla valutazione non tanto di quanto si sta in ufficio ma dei risultati che ciascuno è in grado di garantire", spiega Alessia Mosca, deputata del Pd, una delle tre firmatarie del progetto di legge. Con lei Barbara Saltamartini (Nuovo centrodestra) ed Irene Tinagli  (Scelta civica), che pone l'attenzione su una scelta importantissima: "la crisi non sia un alibi per rimandare le innovazioni in materia di lavoro" – ha dichiarato Tinagli – "Al contrario, questo è il momento di agire perché attraverso lo smartwork le nostre aziende sarebbero più competitive". 

MAGGIORE PRODUTTIVITA' – Secondo un'indagine del Politecnico di Milano infatti, questa nuova tipologia di lavoro infatti, potrebbe garantire un aumento della produttività del 5,5%, tale da garantire una ricchezza maggiore per le aziende, pari a circa 27 miliardi di euro. Certo, si tratta di un metodo di collaborazione dipendente/azienda di certo non adatto a tutte le figure professionali (basti pensare ai professori o ai medici), ma i ruoli compatibili con questa nuova forma di lavoro sono numerosissimi.

Oggi lo smartwork è già realtà in alcune multinazionali ed in alcune startup in forte crescita in Italia, ed una volta regolamentati diversi punti molto importanti, ad esempio come tutelare la sicurezza di chi lavora anche da casa, come valutare e retribuire il tempo extra come straordinario e soprattutto come fornire una copertura assicurativa anche a chi non è in ufficio, si tratterebbe di rendere possibile questa formula anche alla pubblica amministrazione (nei limiti della decenza, ovviamente) ed alle piccole e medie imprese.

Una vera e propria rivoluzione del lavoro che, se regolamentata a dovere, potrebbe avere delle prospettive davvero molto interessanti.

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