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In attesa della copertura 5G? Ecco perché la vera rivoluzione sarà il 6G

I ricercatori dell’università di Oulu in Finlandia hanno pubblicato un documento che riassume quanto emerso dal primo meeting internazionale sul tema della connettività di prossima generazione: gli obbiettivi fissati sono ambiziosi e le sfide da affrontare complesse, ma le potenzialità del 6G sono altrettanto elevate.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Le reti 5G sono ancora ben lontane dall'aver rivoluzionato la vita di tutti, anzi: le prime offerte commerciali che riguardano questo tipo di connettività hanno poche settimane di vita alle spalle e coprono ancora una assoluta minoranza dei Paesi più sviluppati del pianeta. Ma mentre questa tecnologia inizia appena a mostrare la sua potenzialità, le menti più brillanti del mondo delle telecomunicazioni stanno ponendo le basi per la prossima generazione di connettività cellulare: il 6G, del quale in queste ore i ricercatori dell'università di Oulu hanno definito alcune prime caratteristiche ideali. Il lavoro pubblicato in queste ore è il frutto del confronto che si è tenuto fra tra 70 esperti del settore nel corso del 6G Wireless Summit di Levi, in Lapponia. L'incontro è stato il primo nel suo genere e risale ormai a marzo, ma le conclusioni sono state sintetizzate e rese note solamente ora e serviranno a definire priorità e scopi nello sviluppo della futura tecnologia.

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Prestazioni superiori

In termini di prestazioni, il documento pone infatti per il 6G obbiettivi ambiziosi, in particolare velocità di trasmissione dei dati che toccano i 1.000 gigabit al secondo e soprattutto tempi di latenza di 0,1 millisecondi, mentre i sistemi in via di impiego arriveranno a 5 gigabit e 4 millisecondi. Non solo: i sistemi dovranno essere 10 volte più efficienti in termini di consumi energetici e localizzabili nello spazio con una precisione massima di 10 centimetri, ma anche permettere ai minuscoli dispositivi a batteria che ne impiegheranno le antenne di funzionare per ben 20 anni.

Smartphone, addio

Vien da sé che non si parla di una tecnologia pensata per gli smartphone, anzi: come già il 5G, anche il 6G sarà il fulcro di altre tipologie di prodotti e servizi, come Internet delle Cose, le smart city e i sistemi informatici distribuiti, ma su scala ancora maggiore. Su un'infrastruttura del genere, intelligenze artificiali in cloud potranno ad esempio scambiarsi enormi moli di informazioni a velocità superiori a quelle con le quali comunicano tra loro i nostri neuroni, mentre nuove esperienze di realtà aumentata, virtuale e mista che ancora non sono state ideate consentiranno agli utenti di muoversi all'interno di spazi virtuali trasmessi da posizioni remote.

I telefoni per come li conosciamo potrebbero non avere neppure più molto senso, sostituiti da occhiali, visori o proiettori che si integrano con indumenti intelligenti in sistemi che dovranno comunicare senza fili, istantaneamente e possibilmente senza consumare energia che non sia quella del sole o proveniente da altre fonti rinnovabili.

Obbiettivo 2030

Di 6G del resto si inizierà a parlare concretamente solo nei pressi del 2030, quando gli standard tecnici per l'implementazione delle nuove reti saranno probabilmente fissati. Prima di allora servirà soprattutto sperimentare tecnologie di connettività che consentano di trasferire dati sullo spettro di frequenze dei terahertz (le uniche in grado di rispondere agli obbiettivi fissati), per arrivare alle quali aziende e istituti accademici attivi nei campi dei semiconduttori e dell'ottica dovranno a loro volta unire gli sforzi alla ricerca di nuovi materiali e relativi impieghi. Le potenzialità insite nelle reti di prossima generazione insomma sono elevate, ma la strada per trasformare questi obbiettivi in conquiste è ancora lunga.

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