In Cina arriva il riconoscimento facciale per maiali: li salverà dall’influenza
In questi mesi la Cina sta affrontando una grave crisi nell'ambito dell'allevamento dei suini: una epidemia di influenza che nell'ultima stagione è costata la vita di più di 200 milioni di capi in un Paese che ne produce 400 milioni all'anno ed è allo stesso tempo il più grande consumatore e produttore al mondo. A venire in aiuto degli allevatori — riporta il New York Times — stanno accorrendo diverse aziende hi tech cinesi, con sistemi di riconoscimento facciale, robotica e blockchain pensati per contenere l'epidemia e non solo.
Di rimedi per gli esemplari malati infatti purtroppo non ce ne sono: i vaccini non esistono e le cure sono inefficaci, il che lascia agli allevatori come unica opzione quella di evitare al maggior numero possibile di capi di contrarre il morbo prevenendone il diffondersi, ovvero isolando i soggetti infetti. A questo proposito Alibaba e JD.com, famosi in tutto il mondo per la loro attività nell'ambito dell'ecommerce, hanno pronti sistemi di videocamere dotati di algoritmi di machine learning per analizzare il muso dei suini e tentare di riconoscere in anticipo l'insorgere della malattia dalle espressioni facciali. Oltre a contenere le epidemie questi sistemi possono servire a ottimizzare altri aspetti dell'allevamento: possono rendere più efficace la distribuzione del cibo distinguendo i capi uno dall'altro e capendo quando sono stati nutriti a sufficienza per ridurre gli sprechi, come fa un sistema automatizzato prodotto da JD.com. Oppure possono dedurre lo stato di fertilità delle scrofe analizzando i segni vitali misurati con l'uso di dispositivi indossabili applicati a queste ultime.
Il problema è che il costo da sostenere per monitorare questi aspetti del bestiame è ancora troppo alto per la maggior parte delle piccole realtà cinesi: per il solo riconoscimento facciale (cioè per distinguere un animale da un altro, senza applicare al soggetto ulteriori analisi) si parla di circa 7 dollari per capo rispetto ai 30 centesimi necessari per gli attuali e dolorosi sistemi di marcatura auricolare. La speranza degli allevatori è dunque che il costo di queste soluzioni scenda velocemente, se non altro per poter mettere in piedi un sistema diffuso per riconoscere gli animali infetti e tracciare il percorso del virus — sistema che senza la collaborazione della maggior parte degli allevamenti non sarebbe efficace.