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In Italia il primo Disconnect Day a Corinaldo, per rinunciare allo smartphone per un giorno

La città nelle Marche sarà attrezzata con punti di raccolta per depositare gli smartphone dai quali separarsi per qualche ore. Nelle strade, numerosi incontri, iniziative e dibattiti dedicati sia gli adulti che ai bambini, per reimparare che vivere disconnessi da Internet e dai social si può e fa bene.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Tutti lontani dal cellulare e dalle connessioni a Internet, almeno per un giorno. È l'idea alla base o del Disconnect Day che si terrà sabato 11 maggio a Corinaldo, nelle Marche. L'iniziativa è la prima di questo genere in Italia: organizzata dall'associazione nazionale Di.Te (Dipendenze Tecnologiche, GAP e Cyberbullismo), prevede che i partecipanti recidano simbolicamente il legame con i propri dispositivi elettronici ed è pensata per sensibilizzare l'opinione pubblica sul problema dell'abuso di smartphone e tablet — un fenomeno che sempre più esperti accomunano a una vera e propria dipendenza.

Il Disconnect Day in realtà si potrà festeggiare ovunque: in fondo, basta avere la forza di volontà di spegnere il telefono o quantomeno rimanere lontani da social e app di messaggistica per 24 ore. A Corinaldo però sarà organizzata una serie di incontri, attività ed eventi a tema per adulti e bambini (qui il programma) e l'intera città sarà attrezzata per venire incontro alle esigenze di disconnessione dei partecipanti. Le iniziative programmate saranno sparse infatti per tutta la città, e per presenziarvi sarà necessario consegnare i propri dispositivi elettronici agli organizzatori, depositandoli in una busta sigillata e portandoli a uno dei numerosi punti di raccolta custoditi disseminati per il borgo.

In Italia — secondo un sondaggio realizzato da Skuola.net e Di.Te. — il 40% dei giovani controlla lo smartphone ogni 10 minuti, mentre un giovane su tre tra gli 11 e i 26 anni passa dalle 4 alle 6 ore al giorno online e uno su tre dagli 11 ai 14 anni ne passa almeno 10. Si tratta di percentuali allarmanti, soprattutto perché collegate a fenomeni come calo nella capacità di attenzione e a ripercussioni sulla vita sociale delle persone. Anche per questo perfino i produttori di smartphone e di app non hanno più potuto smettere di ignorare la questione: iOS e Android, così come Facebook e altri software, integrano ormai nel proprio codice un contatore per le ore passate davanti allo schermo del telefono e funzioni per avvisare l'utente che forse è il caso di riporre il proprio dispositivo in tasca.

Pezze utili solo in parte, a risolvere un problema innescato dagli stessi produttori e che però ora è diventato soprattutto culturale: quando dietro lo schermo del telefono agisce il fascino esercitato dalla prospettiva di interazioni infinite con follower e amici, non c'è funzione limitativa che tenga. La soluzione migliore è dunque affrontare la questione dalla maggior parte dei punti di approccio possibili: sensibilizzare le persone sulla diffusione del fenomeno può essere uno di questi.

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