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“Instagram è tossico per le ragazze”: lo dice uno studio del social (che ha provato a nasconderlo)

Il giornale economico è venuto in possesso dei risultati di alcune ricerche interne al social network. Instagram risulterebbe dannoso per il 32% delle ragazze e il 14% dei ragazzi. I momenti difficili, legati a una percezione negativa del loro corpo, peggiorerebbero non appena si connettono alla piattaforma.
A cura di Ivano Lettere
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"Il 32% delle ragazze adolescenti, nei momenti in cui non si sentivano a loro agio con il corpo, ha dichiarato che l'utilizzo di Instagram peggiorava la situazione". È quanto riportato su una diapositiva dell'indagine commissionata segretamente da Facebook, che per tre anni ha cercato di capire quali fossero gli effetti esercitati dal social delle immagini sui giovani utenti. Dallo studio emerge che una ragazza su tre ha sviluppato disturbi nella percezione del corpo, ansia e depressione. Dati preoccupanti, che sarebbero rimasti segreti se non fosse stato per l'articolo pubblicato il 14 settembre dal Wall Street Journal, entrato in possesso dei risultati di questa indagine. Anche nella popolazione maschile è stato riscontrato lo stesso problema, ma nel loro caso la percentuale scende al 14%.

L'esempio di Anastasia

Il lavoro investigativo del Journal ha permesso ai giornalisti di conoscere Anastasia Vlasova, una 18enne che da circa un anno ha iniziato un percorso di psicoterapia. La ragazza conosce bene le cause del suo disturbo alimentare. Dal momento della sua iscrizione su Instagram, quando aveva solo 13 anni, è stata bombardata da immagini e video di altre ragazze che mostravano fisici mozzafiato. Il fitness e tutto ciò ne deriva si è infiltrato come un virus nella mente di Anastasia, convincendola che il suo corpo fosse inadeguato, per non dire sbagliato. "Quando sono andato su Instagram tutto quello che ho visto erano immagini di corpi perfetti, addominali perfetti e donne che facevano 100 burpees in 10 minuti", ha ammesso. Ma la denuncia di Vlasova, che ha deciso di raccontare la propria esperienza, non è l'unica. Sembra infatti che siano tanti i giovani che si sono lamentati direttamente con la piattaforma appartenente a Facebook per le ferite psicologiche subite nel corso degli anni. "Gli adolescenti incolpano Instagram per l’aumento del tasso di ansia e depressione. Questa reazione è stata spontanea e coerente in tutti i gruppi", recita un'altra diapositiva della ricerca.

Chi sono gli utenti citati dallo studio?

L'elemento anagrafico è indispensabile per riconoscere nello studio segnali di allarme. Il 40% degli iscritti ha in media 22 anni e appartiene alla generazione Z. La stessa di cui fa parte Greta Thunberg, paladina delle lotte ambientali. Ma accanto a personaggi che hanno conquistato le cronache per la passione con cui cercano di far valere determinati principi, ce ne sono altri che con questo studio diventeranno tristemente noti per aver avuto pensieri suicidi. Secondo un rapporto interno all'azienda di Menlo Park, il 13% degli adolescenti inglesi e il 6% di quelli americani avrebbero messo a parte Instagram di questa problematica, a cui ne vanno aggiunte altre: bullismo, autolesionismo, disordini alimentari.

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Esperienze dell'anima sconosciute ai più e contro le quali Instagram dovrebbe battersi. A quanto pare,  stando alle parole scritte sul blog di Instagram da Karina Newton, Head of Public Policy del social, sembra che questa battaglia sia già iniziata: "Dalla nostra ricerca, stiamo iniziando a capire quali sono i contenuti che alcune persone ritengono possano contribuire al confronto sociale mal vissuto, e stiamo esplorando i modi per spingerli a guardare altro quando si soffermano troppo su quegli argomenti". Una soluzione che aiuterà le persone a virare verso "quel contenuto che li ispira e li eleva, e in misura maggiore, cambierà quella parte della cultura di Instagram che si concentra su come le persone appaiono", conclude Newton.

La difesa di Instagram

Dato il clamore suscitato dallo scoop del Journal, l'azienda di Cupertino è corsa subito ai ripari, cercando di minimizzare un fenomeno che secondo il quotidiano americano accomuna molti utenti. "Mentre il pezzo si concentra su una serie limitata di scoperte e le proietta in una luce negativa, noi sosteniamo questa ricerca". Il tentativo di ridimensionare i risultati del survey segreto è forse legato all'importanza rivestita da Instagram per l'impero di Zuckerberg: tra le app del gruppo è quella che ha registrato la crescita maggiore. Probabilmente è per questo motivo che Newton, sempre sul blog, ha espresso il proprio disappunto sul taglio dato al pezzo dai giornalisti del quotidiano economico. Uno scontro tra due prospettive diverse e, per certi versi, inconciliabili. Per Facebook, che ha finanziato la ricerca, lo studio su Instagram riguarda una minoranza e, anche se a vivere questi problemi fosse un numero più grande di utenti, non bisognerebbe trarre conclusioni affrettate. Newton ha posto l'accento sul fatto che "i ricercatori sostengono che c'è bisogno di più evidenze per capire l'impatto dei social media sulle persone".

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Il Wall Street Journal, da parte sua, si è soffermata su un problema che prescinde dalle percentuali: gli aspetti della piattaforma messi sotto accusa dalla ricerca costituiscono le fondamenta stesse dell'esperienza vissuta dall'utente. La stessa "Ricerca", utilizzata molto spesso per trovare altri contatti, costringe l'utente a osservare contenuti potenzialmente pericolosi per quei soggetti che vivono un rapporto anomalo con il proprio corpo. Nulla di nuovo per chi è iscritto e per chi ha appreso, sulla propria pelle, che la filosofia estetica di Instagram non contempla difetti, sbavature o imperfezioni.

Instagram per i bambini sotto i 13 anni

I risultati della ricerca hanno riportato alla memoria un'altra notizia, diffusa nel marzo scorso dalla piattaforma: una versione di Instagram creata appositamente per i più piccoli. Ma alla luce del feedback negativo ricevuto dai giovani utenti, afflitti da una percezione distorta della propria immagine, non sono poche le persone contrarie a questo nuovo progetto. "I documenti interni di Facebook mostrano che il fallimento della società per proteggere i bambini su Instagram – soprattutto le ragazze – è completamente trascurato, e va avanti così da anni", ha dichiarato Lori Trahan, deputata democratica della Camera dei Rappresentanti. Difficile pensare che questa critica sia il risultato di una strumentalizzazione politica. La stessa Cathy McMorris Rodgers, leader repubblicana dell'House Energy and Commerce Committee, pretese dalla piattaforma dei chiarimenti sugli effetti dei suoi prodotti sulla salute mentale dei più giovani. Non tardò la risposta di un portavoce che, in modo gentile, rimandò al mittente la richiesta, in quanto la riservatezza dei dati delle ricerche condotte da Facebook era un caposaldo inviolabile.

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