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iPhone 11, la produzione costerà il 30% in più: aumenterà anche il prezzo?

Come conseguenza dello scontro commerciale tra Stati Uniti e Cina, Apple potrebbe dover pagare i suoi fornitori più del solito. Foxconn ha già fatto sapere di poter spostare la produzione in altre zone, ma farlo comporterà comunque dei costi per la casa di Cupertino, che eventualmente dovrà decidere quanto della differenza vorrà far pagare ai consumatori.
A cura di Lorenzo Longhitano
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La guerra dei dazi che sta consumando i rapporti commerciali tra Stati Uniti e Cina sta rischiando di modificare parzialmente il volto di un colosso come Huawei, ma avrà conseguenze anche su gran parte delle aziende hi tech statunitensi. Una delle ultime analisi in questo settore prende in considerazione il prodotto tecnologico USA ma made in China per eccellenza: l'iPhone di Apple, che secondo la società specializzata Blue Silk Consulting la casa di Cupertino potrebbe arrivare a dover pagare il 30% in più ai suoi fornitori.

La cifra si riferisce al caso in cui Apple dovesse decidere di spostare la produzione dei suoi gadget fuori dalla Cina, uno scenario in realtà non remoto: settimana scorsa la cinese Foxconn — che per la casa di Cupertino assembla la quasi totalità degli iPhone e molti degli altri prodotti — ha infatti affermato di poter spostare l'assemblaggio dei dispositivi anche in altri Paesi, in risposta alla prospettiva di tariffe sempre più alte per i beni provenienti e in partenza da e per la Cina. Del resto il gruppo ha ricordato che un quarto della propria capacità produttiva già al di fuori del Paese, e se Apple dovesse averne bisogno potrebbe semplicemente dirottare la produzione degli iPhone in quegli stabilimenti.

Il problema è che farlo non sarebbe gratuito: spostare la prouzione in un altro Paese — ricorda Blue Silk Consulting — non è semplicemente questione di far fare a qualcun altro un lavoro che potrebbe essere fatto ovunque. Occorre assumere e formare nuovi dipendenti, ristabilire una catena di approvigionamento delle componenti, ricalcolare costi di spedizione e prendere in considerazione il fatto che in quanto a infrastrutture (porti, trasporto su gomma e su rotaia) nessun Paese è ottimizzato come la Cina per la produzione di massa, il che le permette ai fornitori di tagliare su numerose voci del conto che presentano ai loro committenti.

Comunque vadano le cose è difficile che Apple sia intenzionata a far pagare l'intera eventuale differenza di prezzo ai consumatori. Se il rincaro del 30% ipotizzato fosse plausibile e Apple non avesse veramente intenzione di assorbirlo almeno parzialmente, il modello medio della triplice offerta del gruppo (che ora è venduto a partire da 1.189 euro) arriverebbe a costare più di 1.500 euro nel taglio di memoria più economico: probabilmente troppo.

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