Jeff Bezos costruirà una stazione spaziale privata per turisti e ricercatori
Sarà ampia circa 2790 metri quadrati, i lavori verranno ultimati entro il 2030 e richiederà ingenti risorse economiche. Una variabile, quest'ultima, che però non sembra preoccupare il proprietario e fondatore della Blue Origin Jeff Bezos, che nelle scorse ore ha annunciato il suo nuovo progetto: "Orbital Reef", una stazione spaziale privata. Per la sua realizzazione, la società americana collaborerà con Sierra Space e Boeing e, secondo il materiale promozionale, si tratterà di un "business park a uso misto" che potrà ospitare fino a 10 persone.
A cosa servirà
Beneficiando anche dei finanziamenti miliardari del magnate americano, la struttura, non appena ultimata, affitterà gli spazi al suo interno per svolgere attività diverse: girare film in condizioni di microgravità, condurre ricerche all'avanguardia e ospitare chi voglia rilassarsi in un hotel spaziale. Le utenze e i servizi necessari per il sostentamento all'interno dell'Orbital Reef verranno venduti: in questa categoria rientrano l'alimentazione, la sicurezza fisica, le comunicazioni ad alta larghezza di banda, l'assistenza robotica e tecnica e la logistica.
I rapporti con la NASA
La carrellata di successi della Blue Origin sono sotto gli occhi di tutti (ultimo il lancio del razzo New Shepard), ma non sono pochi i grattacapi con cui ha dovuto fare i conti. Ad agosto, per esempio, il fondatore di Amazon ha fatto causa alla NASA, per aver assegnato a SpaceX, l'azienda rivale di Elon Musk, il contratto da 2,9 miliardi di dollari per l'installazione di un modulo lunare: lo scopo di quest'ultimo consiste nel riportare gli astronauti sul satellite terrestre per la prima volta dopo il 1972. Il proprietario di Blue Origin non ha digerito la scelta fatta dall’agenzia spaziale, che ha deciso di escluderlo nonostante Bezos avesse rinunciato ai 2 miliardi di finanziamento per metterli di tasca propria.
A questo affronto, che ha sancito una sconfitta nell'eterna lotta tra i due miliardari che si contendono il mercato spaziale, va aggiunto il "clima tossico e sessista" denunciato da alcuni dipendenti della compagnia, le cui testimonianze sono state raccolte dal Washington Post. Nei documenti, letti e pubblicati dal quotidiano americano, si parla addirittura di una dirigenza "completamente alienata dai dipendenti. Disfunzionale, paternalistica e demoralizzante, che rallenta i progressi del gruppo".